ESCLUSIVA – Bruno Mascarenhas: “Canottaggio sport speciale. E sulla N.I.C.O..”

In esclusiva per i lettori di SportPress24, abbiamo intervistato Bruno Mascarenhas, ex canottiere italiano ma di origini portoghesi. Quest’ultimo, nato a Lisbona il 16 luglio 1981, vi si trasferì nella capitale all’età di 10 anni andando di fatto a conoscere quella sua passione divenuta con il tempo un lavoro: il canottaggio.

LE SODDISFAZIONI PERSONALI

Una volta esser approdato in Italia, dunque, inizia a praticare lo sport in precedenza menzionato presso il Circolo Canottieri Roma. Di lì in poi prende piede una carriera piena di successi e soddisfazioni, sia europei che internazionali, attraverso in generale molteplici categorie. Dal doppio al doppio pesi leggeri, sino ai quattro senza pesi leggeri e agli otto pesi leggeri, finendo con la juniores e l’under 23.

Avente la casacca del Portogallo addosso, 1 oro al Mondiale di Plovdiv del 1999. Dopodiché, i restanti successi, tutti conseguiti con il tricolore sul petto. Appaiono i 2 ori agli Europei, conquistati rispettivamente a Poznan nel 2007 e Montemor-o-Velho nel 2010, oppure l’oro portato a casa durante il Mondiale di Genova 2002.

Altrettanti successi simili, il bronzo alle Olimpiadi di Atene nel 2004 e le seguenti 6 medaglie mondiali: 1 oro a Poznan 2009, 1 argento a Siviglia 2002 e 4 bronzi. In ordine a Milano 2003, Gifu 2005, Monaco 2007 e Karapiro Lake 2010.

L’ESPERIENZE E L’ATTUALITA’

Dopo aver smesso con il canottaggio, una serie di ruoli al suo interno. Dall’allenatore al direttore tecnico, non dimenticando la realizzazione di due libri dedicati a tale disciplina o la partecipazione come commentatore RaiSport in occasione di Tokyo 2020.

Ad ora, invece, fa parte della N.I.C.O. Per chi non la conoscesse ancora, è nata recentemente sotto la guida dell’attuale presidente Italo LaPenna. Istituita con l’obiettivo della beneficenza ovvero del no profit, nella giornata del 6 gennaio, è scesa di fatto in campo esordiendo ufficialmente contro la PolSoccer.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA

Svariati gli argomenti trattati dall’ex atleta, da com’è iniziato il tutto, ai consigli che darebbe ai ragazzi intenzionati ad intraprendere una sua simile carriera sportiva. Concludendo, con qualche dichiarazione in merito alla Nazionale Italiana Calcio Olimpionici.

Quando e in che modo è nato l’amore per il canottaggio?

“E’ iniziato a scuola, con un allenatore che era venuto a fare una selezione, intenzionato ad invitarci a fare questo sport. Nonostante ad allora fosse per me sconosciuto, siccome a scuola chiacchieravo e non riuscivo a stare fermo, mi prese di petto proponendomi di fare una prova il giorno successivo. Accettai la sfida, andai al Circolo Canottieri Roma alle 16 e da quella volta mi innamorai di tale disciplina”.

Un consiglio che daresti ai giovani che vorrebbero prendere il tuo stesso percorso?

“Lo sport del canottaggio innanzitutto è complesso a 360°, praticato all’aria aperta, singolo o di squadra. Ogni aspetto è importante, visto che è praticato in mezzo alla natura. Oggi bisogna togliere i ragazzi dagli spazi chiusi, questo è l’obiettivo attuale ed è il consiglio più spassionato che darei a loro ovvero abbandonare quella comfort zone sbagliata”.

Nel canottaggio la pandemia ha influito? E se si, come?

“Assolutamente no, anzi il canottaggio ha avuto un grande incremento. E’ stato uno dei pochi sport che non ne ha risentito della pandemia, dato il suo svolgimento all’aria aperta e senza contatto. Avente gli giusti spazi, non si è molto vicini fisicamente e questo ha dato la possibilità a molteplici ragazzi e ragazze di conoscerlo. Una volta terminato il periodo da Covid-19, invece di tornare nelle palestre, svariati di loro e in modo ben preciso il 45/50% sono approdati in tale ambito”.

Parlando della N.I.C.O. Cosa ti ha spinto ad entrare a far parte di questa nazionale?

“Sicuramente l’entusiasmo del presidente Italo LaPenna e del suo braccio destro, il dirigente Antonio di Natale che da subito mi hanno colpito con i loro modo di fare. Quando ho di fronte gente che non è solo chiacchiere ma che si rivela di voler fare i fatti, anche senza avere interessi personali, è la prima cosa che mi attira. Conoscendo bene poi tutto il sistema e la squadra, ho cercato e sto cercando di allargare un pochino gli orizzonti di questa N.I.C.O.”.

In modo ben preciso, da quant’è che vi ti trovi all’interno? Com’è nato il tutto?

“Dal 12 novembre 2022, in occasione del trofeo in memoria di Gian Piero Galeazzi, che ho organizzato io a Roma. Avevo bisogno di una squadra di vip o comunque di olimpionici, di gente dello sport importante, per omaggiare il giornalista scomparso. E mi arrivò per sbaglio il numero di telefono del presidente Italo LaPenna. Iniziai a comunicare con lui, chiedendogli subito almeno una decina di personaggi sportivi ma lui addirittura me ne trovò una ventina. Talmente era entusiasta che siamo riusciti a fare un equipaggio bellissimo. Dopo qualche ora che aveva capito con chi stesse parlando, con una medaglia olimpica, mi richiamò domandandomi con stupore se fossi veramente Bruno Mascarenhas. Di lì mi invitò dentro alla sua associazione. Dissi si senza esitazione”.

Quali sono stati gli umori vissuti il 6 gennaio nel primo match di stagione?

“Sicuramente il divertimento, ma principalmente la felicità nell’omaggiare Giorgia Righi. E’ stata una giornata fantastica, riuscita alla perfezione. Anche se abbiamo perso in campo, abbiamo vinto fuori, riuscendo nell’obiettivo da noi prefissato alla vigilia: veder contenta questa persona”.

Articolo a cura di Alessio Giordano – SportPress24.com

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