“Vamos a Ganar el partido, vamos a ganar la Copa por Diego”

In Argentina e non solo : “Vamos a Ganar el partido, vamos a ganar la Copa por Diego”

Tutto il popolo argentino sportivo e non, ormai ha una sola frase in testa da quell’attimo dopo che “El Toro” Martinez ha segnato il rigore decisivo contro l’Olanda proiettando l’Argentina alla semifinale mondiale in Qatar contro la Croazia.

L’ITALIA TIFA ARGENTINA

Nella terra “della seconda Italia” come molti argentini di chiare origini italiane, (e sono davvero tanti, si stima che almeno un cittadino argentino su 3 abbia chiarissime origine italiane) chiamano la nazione del Tango, della Tundra, del Matte, della fisarmonica leggendaria di Nestor Piazzolla, ormai tutto ruota intorno a questo appuntamento che stasera vedrà la truppa di Scaloni anche lui con radici italiane di Ascoli Piceno di nome Lionel, proprio come il suo diamante accecante Lionel Messi, riaffrontare per una semifinale mondiale  la Croazia.

Solo quattro anni fa questa partita fini clamorosamente con una sconfitta netta, quasi clamorosa. Uno 0-3 a favore dei croati che portò Messi a dichiarare di ritirarsi dalla nazionale per far posto ai giovani, per poi ritornare sui suoi passi perchè convinto da tutto il popolo argentino a ritentare quella scalata riuscita solo a pochi.

Già nei quarti contro l’Olanda superata soltanto ai rigori, la mente degli argentini è andata a quella finale del 1978 contro i tulipani che diede la prima Coppa del Mondo all’Albiceleste inebriando di gioia tutta una nazione che in quel momento viveva una delle pagine forse più tristi della sua storia.

LA REALTA’ CHIAMATA CROAZIA

Un sogno sportivo realizzato che dava nuova linfa di speranza per un futuro migliore. Ora ecco di nuovo la Croazia proprio come quattro anni fà, di nuovo in semifinale, di nuovo con Messi in campo.

Oggi però lotteranno per un verdetto diverso, per “vendicare sportivamente” quell’onta di una eliminazione netta, senza giustificazioni.

Ora è tempo di di continuare a costruire la realizzazione del sogno di Messi che come il mitico Maradona, vorrebbe alzare la “Copa Mundial” per chiudere finalmente il cerchio della sua meravigliosa carriera a cui manca questa tessera del puzzle per renderla incredibile.

UNA COPPA PER DIEGO

Sono passati 36 anni da quando Diego Armando Maradona alzò quella coppa d’oro in Messico e oggi questa semifinale contro la Croazia assume un significato straordinario proprio perchè nel frattempo Diego non c’è più e dedicarla a Lui, a tutto il popolo argentino che lo ha pianto in quel fine novembre di due anni fa.

Ogni giocatore argentino ha in mente questa dedica, ogni cittadino argentino ha in mente questa dedica, tutto in Argentina aspetta una vittoria “Mundial” per dedicarla a Diego.

Lo stesso Diego che vide il suo sogno di rialzare la coppa proprio 4 anni dopo in Italia in finale contro la Germania, infrangersi a causa di un rigore e di un arbitraggio che molti argentini ancora ricordano e maledicono. Italia 90 aveva dato l’illusione di poter rivivere quell’estasi mondiale vincendo in semifinale contro l’Italia allora paese ospitante proprio a Napoli, la citta del “Pibe de Oro” la sua seconda patria, davanti alla sua gente. Ma già dagli ottavi di finale la strada per la finale di Roma era stata ostica.

Bisognava battere i verdeoro, l’odiato Brasile. Branco difensore brasiliano di quella formazione scesa in campo in quella partita, racconta un’aneddoto che da l’idea della rivalità che c’è da sempre tra le due realtà calcistiche.

LA STORIA DI ITALIA ’90

A Italia ’90 l’Argentina di Bilardo affronta a Torino il Brasile e Branco racconta : Cera Maradona a terra e accanto a lui il massaggiatore con le borracce. Chiesi a Diego il permesso di bere e loro, non ricordo se Diego o il massaggiatore, mi porsero un contenitore. Quellacqua aveva un sapore amaro, però non ci badai. In pochi minuti avvertii un malessere. Mi girava la testa, le gambe erano strane: a tratti mi sentivo un leone, a tratti ero sul punto di svenire. All intervallo domandai la sostituzione, ma Lazaroni mi intimò di tenere duro”.

Anni dopo Oscar Ruggeri, difensore argentino anch’esso titolare in quella partita, incontra Branco all’aeroporto di Rio de Janeiro: Ehi, Cláudio, che bello scherzetto ti abbiamo combinato in Italia.

E gli racconta che quella borraccia aveva un tappo di colore diverso dalle altre perché dentro c’era un sedativo ed era stata fatta apposta per darla agli odiati rivali calcistici nel caso qualcuno di loro chiedesse di abbeverarsi.

Questo è il calcio, questo è il sentimento e l’emozione che il calcio fa vivere, questa è l’Argentina, questo è il modo di vivere il calcio nella nazione che ha sfornato negli anni , fior fiore di campioni che hanno deliziato i palati di tutti gli amanti di questo straordinario sport come il calcio.

Ma ora tutti gli Argentini e non solo, hanno solo una frase in testa :

“Vamos a Ganar el partido, vamos a ganar la Copa” e anche Messi lo sa, e proverà a chiudere il suo cerchio sportivo della vita e il cerchio del sogno incompiuto di Maradona che voleva rialzare la Coppa del Mondo.

Articolo a cura di Rodolfo Casentini – Sportpress24.com

 

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