Covid-19, Spadafora : “Non ci sono le condizioni per fermare la Serie A”

Il Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ribadisce quanto detto anche nei giorni scorsi : “N0n ci sono le condizioni per fermare il campionato“. Intercettato da LaPresse all’ingresso di Paolo Chigi, il Ministro sottolinea e giudica “avventate” le parole, poi rettificate, pronunciate dal sottosegretario Sandra Zampa che aveva inizialmente paventato l’ipotesi di sospendere la Serie A dopo il caso Genoa.

Fa invece un passo indietro la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa : “Nel corso della mia intervista a Radio Capital ho detto che, in base al Protocollo sottoscritto dalla Federazione Italiana Gioco Calcio, i giocatori positivi al Covid-19 non possono giocare fino a quando non risulteranno negativi al tampone. Questo non significa che la Serie A vada sospesa. Saranno poi la FIGC e le Società calcistiche a decidere sui destini del massimo campionato: se facendo recuperare partite alle squadre che non potranno giocare o mettendo in campo eventuali riserve”.  

La Uefa e la Fifa hanno già dato indicazioni al riguardo di eventuali positivi (se ci sono 13 giocatori si prosegue) e la Figc e Serie A sono orientate a condividere le indicazioni europee. Nel pomeriggio è in programma il consiglio straordinario di Lega: si analizzerà la richiesta del Genoa di rinviare la gara con il Torino e si discuterà di una norma (non autorizzata dalla UEFA) che possa fissare un numero minimo di calciatori per giocare.

SILERI: “PASSO INDIETRO IN CASO DI PIU’ POSITIVI”

“In caso di più calciatori positivi va fatto un passo indietro, stabilizzare la situazione e ripartire. Ma la decisione di fermare un campionato di calcio non passa per il vice ministro della Salute, e quindi parlo da medico. Se hai una squadra di calcio con molti giocatori positivi – ha proseguito Sileri – quella squadra farà fatica a giocare, ma quello che mi preoccupa è l’eventuale positività di altri giocatori di altre squadre, perché sebbene dubito che il contagio possa avvenire in campo con facilità perché il contatto lo hai mentre giochi, sono più preoccupanti i contatti conviviali come nello spogliatoio, a cena. Quindi se troviamo 10 giocatori positivi da una parte, 5 dall’altra, faccio fatica a pensare ad un campionato aperto”.

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