Con la sua voce e la sua bellissima interpretazione de “I giardini di Marzo” di Lucio Battisti, Federica Buda ha illuminato d’immenso i cuori di tutti i laziali. Da quel Lazio-Empoli del 06/10/2024 tanti hanno aspettato con impazienza di poter vivere nuovamente le straordinarie ed indimenticabili emozioni vissute quel giorno. L’attesa è finalmente finita, la giovane cantante tornerà ad irradiare emozioni immense il giorno di Lazio-Monza.
Federica ci ha raccontato in ESCLUSIVA ai nostri microfoni il suo amore per la Lazio e la Musica e tutte le meravigliose emozioni che entrambe possono darle. Di seguito le sue parole:
Tu sei di Siracusa. Quando è scoccato l’amore per la Lazio? E’ dovuto ad un calciatore o un aneddoto in particolare? E come mai proprio la Lazio e non la rivale giallorossa?
“Da quando mi sono trasferita a Roma ho sempre vissuto vicino Ponte Milvio, quindi vicino allo Stadio Olimpico ma sopratutto in un quartiere prettamente laziale. Spesso mi sveglia Riccardo Celletti con le sue grida (ride, ndr). Ma l’amore per la Lazio è scoccato in occasione di un Lazio-Fiorentina. Il mio coinquilino era tifoso della Viola e mi chiese di andare a vedere la partita con lui. M’innamorai immediatamente della Lazio grazie all’emozionante volo di Olympia e poi piacevano tantino i colori bianco e celeste. La Lazio per me è famiglia, è passione, è carnale. Qualcosa che ti scava proprio dentro e ti conquista. Poi aggiungici che ho fidanzato, sorella e cognato tifosissimi della Lazio ed è stato inevitabile. La Lazio è qualcosa che proprio non si può spiegare perché è passione sotto tutti i punti di vista. Inevitabile appassionarsi”.
Confermi quindi, come diceva Felice Pulici (portiere dello scudetto del ’74) è la Lazio che ti sceglie?
“Assolutamente Sì! Mi sento scelta dalla Lazio ed è un onore”.
Invece l’amore per la Musica come nasce? Quando hai capito che sarebbe stata il tuo futuro?
“Da piccolina inizialmente ho fatto danza ma non è mai scoccata la scintilla fino in fondo, non era la mia vera passione. Poi a 13 anni ho preso la decisione di passare al canto. Una decisione nata su due piedi, mentre tanti si buttavano sulla danza anche come mera attività sportiva, io ho capito di voler cantare quando, mentre tornavo a casa da danza contavo tutte le canzoni di cui avevo fatto la coreografia. Quindi ho capito di avere una propensione verso la disciplina del canto. Così poi ho iniziato a studiare a fare gavetta finché non mi sono trasferita a Roma nel 2012. Grazie anche ai miei genitori che mi hanno sostenuta emotivamente e economicamente in questo mio percorso”.
Poi sei arrivata a cantare per la Lazio:
“Appena me lo hanno proposto ho accettato subito con estremo piacere. Ho detto subito subito Siiiiiii (ride, ndr). Fu in occasione del derby, mi chiesero di cantare “Meravigliosa Creatura” di Gianna Nannini per ricordare Gabbo. Fui investita dall’adrenalina e dalla tensione della partita importante. Si respirava proprio l’emozione e la tensione del derby. Una carica immensa e sono rimasta concentrata perché il ricordo di Gabbo meritava il massimo. L’intero stadio cantava e applaudiva. Con me c’era Andrea Casta è venuta fuori un’esibizione magnifica. Un’mozione forte che porterò sempre con me”.
Fa “tremare le gambe” di più cantare in TV (The Voice of Italy, Forte forte forte e X-Factor) o davanti a 60.000 persone?
“Diciamo che col tempo l’adrenalina di cantare in una trasmissione televisiva ho imparato a gestirla. Per es. quando ho fatto The Voice of Italy avevo 20 anni mentre quando ho fatto X-Factor avevo 30 anni. L’adrenalina dello stadio invece è qualcosa di immenso che ancora devo gestire e non penso di riuscirci mai (ride, ndr). E’ qualcosa di indescrivibile”.
A proposito di TV com’è lavorare con Robbie Williams e Raffaella Carrà?
“In quel momento devi essere una spugna e cercare captare e di capire tutto quello che fanno loro e cogliere la luce che emanano. Per riuscire poi a dettarci insieme o averci a che fare su un palco non devi pensare che stai duettando con Robbie Williams perché se no un po’ ti inibisce un cantante di tale calibro. Devi pensare che è un duetto così, poi dopo te lo godi e ti rendi conto di quello che hai fatto. E’ bello captare la loro grandiosità”.
Cantare in uno stadio pieno farebbe emozionare anche una persona non tifosa, tu oltre ad essere amante della musica sei anche tifosissima della Lazio, cosa provi quando queste due tue passioni si incontrano in quell’occasione all’Olimpico? Senti la pressione o la carica?
“Più che la carica sento la goduria nel momento in cui accade e orgoglio di sé stessi e tanta adrenalina sicuramente prima di cantare. Poi io arrivo diverse ore prima, cammino dentro lo stadio e assaporo l’attesa prima di dover cantare. Quindi diciamo adrenalina livello 3, orgoglio e gratitudine mentre succede, e dopo, livello 1000”.
Descrivi l’emozione di cantare “I giardini di Marzo” davanti a 60000 persone:
“E’ stato indescrivibile. Anche perché è una canzone molto sentita e tanto importante per il popolo laziale. E’ stato un privilegio cantarla e ogni volta lo vivo come se fosse la prima o l’ultima volta. Ci metto tutta me stessa. E’ un ricordo che resterà per sempre. Non vedo l’ora di poterlo rifare domenica in occasione di Lazio-Monza”.
Bellissima la camminata verso la Nord. Cosa hai provato quando ad un certo punto le persone hanno cantato insieme a te?
“Già le altre volte la tentazione di andare sotto la Nord l’avevo avuta, ma stavolta c’era quel qualcosa in più e in punta di piedi mi sono pian piano avvicinata. Io poi non sono altissima e con i tacchi sull’erba è difficile fare così tanta strada dal centrocampo mentre canto. Stavolta sono partita un po’ più verso la Curva e sono andata. Anche per rispetto verso la Curva Nord mi sono avvicinata in punta di piedi e mi sono goduta lo spettacolo. E’ un’adrenalina pazzesca sentirli cantare insieme a me. Un’emozione di una potenza tale da farti scorrere l’universo nelle vene. Io immagino che carica potente hanno i giocatori della Lazio quando fanno il corridoio che li porta dentro il campo per il riscaldamento. Devono avere una carica dentro pazzesca, meno male che la sfogano correndo (ride, ndr).
Poi quando ho finito di cantare loro hanno riniziato mentre stavo vicino a loro e ho aperto le braccia come per dire “questo che mi fate è un regalo troppo prezioso, grazie infinite”. Vedere la curva che continua a cantare davanti a te è un dono, vuol dire che ce l’hai fatta a trasmettere qualcosa e che ti hanno accettato. Lo stadio prima delle partite ti regala delle emozioni impossibili da spiegare, qualcosa di assurdo imparagonabile a tutto il resto. Poi magari non sarò piaciuta a tutto lo stadio in assoluto, magari qualcuno avrebbe voluto che la cantasse qualcun’altra, ci sta, sono gusti. Ma se riesco a trasmettere emozioni anche ad una sola persona sono felice”.
Come ti fa sentire il fatto che tanti aspettano con gioia e impazienza di risentirti contare? Ormai ti riconoscono anche per strada.
“E’ bellissimo che la gente mi aspetta e che mi riconosce per strada dicendo che non vede l’ora di sentirmi. Tempo fa addirittura in Puglia un signore mi ha fermato e mi ha detto: “Ma tu sei la ragazza che ha cantato i giardini di Marzo all’Olimpico?” ed io “Siiiii sono io (ride, ndr). Tempo fa mi ha contattata anche un gruppo di miei conterranei siciliani che seguono la Lazio in Sicilia e sperano di sentirmi cantare per la Lazio. So che tanti vorrebbero sentirmi tutte le domeniche, purtroppo causa impegni lavorativi non posso andare sempre ma ogni volta che mi chiamano corro e non vedo l’ora di cantare di nuovo insieme la popolo della Lazio”.
Il tuo rapporto con il calcio? Hai la possibilità di andare a vedere la Lazio come semplice tifosa?
“Grazie a mio papà che fa l’allenatore capisco molte cose inerenti il calcio. Innanzitutto il fuorigioco e anche molto altro (ride, ndr). Sull’andare come tifosa: mi piacerebbe. Purtroppo a causa degli impegni non posso andare allo Stadio e spesso la vedo in televisione. Appena posso però voglio andare assolutamente a vederla in Curva Nord e godermi lo spettacolo dall’interno. Sarà uno spettacolo nello spettacolo”.
Cosa è la Lazio per Federica Buda?
“La Lazio per me è famiglia, è passione, è carnale. Qualcosa che ti scava proprio dentro e ti conquista. Ti da un senso di appartenenza familiare. Quindi non è solo un ambiente lavorativo in cui sto bene ma è anche famiglia perché è una parte presente della mia quotidianità. Lazio è qualcosa che proprio non si può spiegare perché è passione sotto tutti i punti di vista. Poi aggiungici che ho fidanzato, sorella e cognato tifosissimi della Lazio ed è stato inevitabile amarla.
Pensi che i ragazzi di Baroni possono fare qualcosa d’importante quest’anno?
“Ah guarda io sono scaramanticissima. Diciamo che spero che abbiano tutto il bello che meritano di avere in questa stagione”.
La partita che ti ha dato più adrenalina in questa stagione?
“Anche se abbiamo perso dico Lazio-Fiorentina con il palo di Pedro al 98°, una rabbia per quella sconfitta guarda”.
C’è la possibilità che la Lazio ottenga lo Stadio Flaminio. Sogni di cantare nella nuova casa della Lazio?
“Se dovesse realizzarsi questo progetto bellissimo dico che sarà un onore immenso sia cantarci ma anche viverlo da spettatrice. Spero che un giorno si arrivi alla bella conclusione di questo iter e coronare questo sogno per tutti noi laziali”.
Un messaggio per i tifosi della Lazio:
“Ci vediamo domenica a Lazio-Monza”.
Ringraziamo Federica Buda per la squisita gentilezza e disponibilità dimostrata durante l’intervista.
Foto dal profilo ufficiale Instagram di Federica Buda – Articolo a cura di Marco Lanari – Sportpress24.com