Esclusiva – Stefano Pantano: “Scherma sport affascinante. E sulla N.I.C.O..”

In esclusiva per i lettori di SportPress24, abbiamo intervistato Stefano Pantano, ex schermidore ed emblema dello sport italiano. Quest’ultimo, nato a Roma il 4 maggio 1962 e cresciuto precisamente all’interno del quartiere Quadraro, sin da bambino iniziò a coltivare quella passione che poi divenne di lì a qualche anno un vero e proprio lavoro: la scherma.

LE SODDISFAZIONI PERSONALI

Dunque, per lo sport menzionato in precedenza e in particolar modo per il settore della spada, è stato un importante esponente. Nel suo palmares, infatti, vanta una laurea specialistica in scienze motorie e numerosi titoli.

Come le tre medaglie d’oro mondiali a squadre, conquistate rispettivamente a Denver 1989, Lione 1990 ed Essen 1993. Stesso numero ma ottenute in contesti diversi, quelle conseguite ai tempi delle Universiadi ovvero ad Edmonton 1983, Zagabria 1987 – dove ottenne tra l’altro nella categoria individuale un argento – e Duisburg 1989.

In bacheca, infine, dal 2019 appare un collare d’oro al merito sportivo. Per chi non lo conoscesse, si tratta della massima tra le onorificenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano.

L’ESPERIENZE E L’ATTUALITA’

Dopo il suo ritiro, molteplici i ruoli avuti dentro al mondo della scherma. Dal direttore tecnico delle Fiamme Oro Polizia di Stato a commentatore per la Rai, al fianco della prima voce Federico Calcagno dal 1996 e sino alle Olimpiadi di Atlanta.

Seguono poi varie partecipazioni televisive. Ricordiamo quelle da ospite fisso nella stagione 2004-2005 alla trasmissione “La Domenica Sportiva – L’altra”, nell’annata 2013-2014 ad “Il Processo del Lunedì” su Rai Sport o a “Goal di notte” da Michele Plastino. Piccola apparizione anche da concorrente, come accaduto nella sesta edizione di Ballando con le stelle, nel 2010.

Ad ora, invece, collabora con l’emittente Canale 21 ed insieme a Daniele Baldini su Non Mollare Maiprogramma radiofonico di fede laziale – in onda su Radiosei. Senza dimenticare la professione di docente esercitata presso l’università degli studi di Roma “Tor Vergata” e la presenza in prima linea, accanto alla beneficenza e al no profit, visto il suo ruolo di atleta nella N.I.C.O (Nazionale Italiana Calcio Olimpionici, ndr) del presidente Italo LaPenna.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA

Tanti gli argomenti trattati, da com’è iniziato il tutto, ai consigli che darebbe ai ragazzi intenzionati ad intraprendere una sua simile carriera. Concludendo, con qualche dichiarazione in merito alla Nazionale Italiana Calcio Olimpionici e alla sua amata Lazio.

Quando e in che modo è nato l’amore per la scherma?

“L’amore per la scherma è nato da una passione che aveva mio padre per questo sport, che non era riuscito a praticarlo perché dato che era del 1928, il suo periodo non lo permetteva. In modo particolare, era riservato solamente ad un certo ceto sociale e proprio per questo che mi avviò in tale mondo. Quest’ultimo mi aiutò molto, soprattutto per via del mio carattere vivace, andando quindi a contrastarlo con una disciplina che insegnasse anche determinate regole come ad esempio il rispetto verso l’avversario.”

Un consiglio che darebbe ai giovani che vorrebbero prendere il suo stesso percorso?

“La scherma, innanzitutto, è uno sport affascinante e meraviglioso su tutti i punti di vista, dal fisico alla mente. Aiuta molto nello sviluppo e nella crescita del carattere del bambino vivace, che impara a gestire le proprie emozioni e la propria irruenza, al contrario per quello timido che fa uscire fuori le sue caratteristiche. Si può cominciare a qualsiasi età e si tratta di uno studio continuo dell’avversario, come se fosse una partita di scacchi a 200 km/h, che richiede una grande applicazione. Chi lo prova, non lo lascia.”

Nella scherma la pandemia ha influito? E se si, come?

“Ha influito come in tutti gli sport, la pandemia purtroppo ha bloccato il circuito di gare, le palestre ed ha posticipato un’olimpiade. Insomma, è stato un disastro vero e proprio, anche se abbiamo avuto una federazione che ha lavorato bene sotto il punto di vista della ripresa con grandi investimenti. Un bel lavoro che ha dato i suoi frutti, avendo ottimizzato bene il periodo del lockdown.”

Parlando della N.I.C.O. Cosa l’ha spinto ad entrare a far parte di questa nazionale?

“Il fatto di stare insieme a molti vecchi amici, dei nomi eccellenti, con i quali ho condiviso esperienze sportive ed ho ad ora un rapporto di amicizia. Altri, invece, che ho conosciuto strada facendo e che sto conoscendo adesso. Quindi, una squadra innanzitutto di amici, che si riunisce utilmente per fare del bene: con uno scopo benefico e sociale.”

In modo ben preciso, da quant’è che vi si trova all’interno? Com’è nato il tutto?

“Da appena è nata, dalla fondazione. Una squadra che nacque tanti anni fa e che fece peraltro una partita di esordio, poi Vincenzo Maenza – nonostante la seguisse con passione – non riuscì più come avrebbe voluto a starle dietro. Il motivo furono i molteplici impegni che ebbe, a fronte di ciò, passò il testimone all’attuale presidente Italo LaPenna. Quest’ultimo, mi chiamò subito e ricevette la mia adesione senza troppi pensieri ed in seguito elencò una serie di nomi da sentire, sotto anche mio suggerimento per dar via a tale splendida realtà.”

Dopo la recente e prima uscita stagionale, adesso il 26 di febbraio ce ne sarà un’altra: quali sono le sensazioni in vista di questo impegno?

“Le sensazioni sono quelle di tornare finalmente in campo. Abbiamo avuto, inoltre, anche qualche impegno che è saltato per alcune situazioni imprevedibili come il maltempo. Siamo felici di dare un po’ continuità alle nostre uscite, sempre con obiettivi importanti quale la beneficenza. C’è comunque l’emozione di quando si arriva alla vigilia di questi impegni, sperando poi che chi ci segue risponda presente, perché al di là del risultato sportivo sul campo quel che conta è l’obiettivo citato in precedenza.”

Invece, per quanto riguarda la Serie A, come la descriverebbe quest’anno? 

“Una stagione molto strana com’è stata un po’ – anche se il paragone è forte – quella della pandemia. Quest’ultima, ricordiamo, ebbe uno stop forzato ed al contempo inaspettato. Era assolutamente programmato, creando non poche difficoltà alla ripresa. Mentre, l’annata attuale è anche a tratti molto particolare, perché succede in rare occasioni che a metà stagione si sia delineata quasi la classifica. Il Napoli, che è in testa meritamente, sta facendo un capolavoro e non è in condizione di poterlo perdere. Per il resto ci saranno da giocarsi delle piazze d’onore importanti, con un campionato più interessante sotto questo punto di vista che rispetto alla vetta, dove sembra tutto già stabilito.”

Sappiamo che è un grande estimatore della Lazio. A proposito, secondo lei, la compagine di Sarri riuscirà a qualificarsi in Champions League?

“Stiamo parlando di un compito duro, difficile ed arduo. Ci sono tante avversarie in posti limitati a disposizione. Il Napoli è già con una casella occupata, così come l’Inter, che alla fine ce la farà. Rimangono due posizioni che si giocano i restanti club, quindi sarà una lotta serrata. Chi sbaglierà meno, ovviamente, avrà la meglio. Anche se, nello sport, non sempre il più forte vince. Spesso vi è la determinazione alla base delle vittorie.”

Concludendo, cos’è mancato ai biancocelesti nella sconfitta contro l’Atalanta?

“Abbiamo incontrato una squadra forte, in quel momento anche superiore rispetto a noi. In campo ha avuto un maggiore ritmo ed una grande aggressione. C’è mancato, ahimè, la precisione. Nonostante le difficoltà del match, c’eravamo creati delle occasioni davvero ghiotte prima per passare in vantaggio e poi, per pareggiare. Sai, con una rosa del genere contro, oltre a non commettere errori difensivi non puoi permetterti di mancare questi frangenti che ti concedono.”

Articolo a cura di Alessio Giordano – SportPress24.com

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