Lotito, quando il malcontento si scontra con la legge: “Potrebbe FI…?”

Lotito, il doppio ruolo è inattaccabile: le proteste social dei tifosi laziali si infrangono contro la legge

Claudio Lotito, senatore di Forza Italia e presidente della S.S. Lazio, rimane al centro di un dibattito che non accenna a spegnersi, con una parte del tifo biancoceleste che sogna di vederlo costretto a scegliere tra il seggio parlamentare e la guida del club. Tuttavia, le fondamenta legali del suo doppio ruolo sono solide, e le speranze alimentate da “falsi profeti” che, dai social, si proclamano capipopolo con hashtag e proclami, si rivelano illusioni prive di fondamento giuridico.

La Costituzione italiana (art. 67) garantisce l’indipendenza del mandato parlamentare, consentendo a Lotito, eletto nel 2022 nel collegio uninominale di Campobasso per Forza Italia, di esercitare le sue funzioni senza vincoli esterni. La presidenza della Lazio, un incarico privato, non rientra tra le incompatibilità previste dall’art. 65 della Costituzione e dalla legge elettorale (D.P.R. 361/1957, modificato dalla L. 165/2017), né viola le normative della FIGC o del CONI.

La verifica di eventuali incompatibilità spetta esclusivamente alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato (art. 66 Costituzione), che valuta casi come il cumulo di cariche pubbliche (es. sindaco di grandi città o membro del governo) o situazioni di conflitto di interessi grave. Ad oggi, nessuna procedura è stata avviata contro Lotito, e fonti ufficiali, aggiornate al 14 giugno 2025, non segnalano rilievi in tal senso.

Malcontento? Legittimo ma si schianta contro il muro giuridico

Le proteste del tifo laziale, come lo striscione “Libera la Lazio” comparso davanti a Montecitorio, esprimono un malcontento legittimo ma si scontrano con un muro giuridico. La decadenza di un senatore può avvenire solo in casi eccezionali, come una condanna definitiva per reati che comportino l’interdizione dai pubblici uffici, secondo il D.Lgs. 235/2012 (Legge Severino). Tale norma prevede la sospensione automatica per condanne superiori a due anni per reati gravi (es. corruzione, concussione) o la decadenza per interdizione perpetua, previa delibera del Senato. Lotito, però, non risulta coinvolto in condanne recenti: le passate vicende giudiziarie, come Calciopoli (2006) o l’accusa di aggiotaggio (2015), si sono concluse con prescrizioni o archiviazioni, senza conseguenze penali rilevanti. Anche il recente contenzioso con il falconiere Juan Bernabé, denunciato nel 2025, è in fase preliminare e non ha prodotto effetti giuridici. Pertanto, le crociate social che dipingono Lotito come vulnerabile sono pura fantasia.


Allo stesso modo, le minacce di alcuni tifosi di boicottare Forza Italia o di scrivere al partito per “far perdere consensi” finché Lotito resta in carica sono un esercizio futile. Forza Italia non ha il potere di rimuovere un senatore, poiché il mandato parlamentare è svincolato dalla disciplina di partito (art. 67 Costituzione).

Inoltre, come potrebbe il partito distinguere un tifoso che minaccia il dissenso da un elettore che non avrebbe mai votato Forza Italia? Servirebbero tessere di partito per certificare l’appartenenza politica, ma quanti tifosi sarebbero disposti a tanto? Forse una decina, un numero irrilevante per un partito nazionale che compete in collegi uninominali e plurinominali con migliaia di elettori.

Il boicottaggio, d’altronde, non intacca il seggio di Lotito, che resta senatore fino al termine della XIX legislatura (2027, salvo scioglimento anticipato), lasciando i promotori di queste iniziative con un pugno di mosche.

Aggiungendo un tocco di ironia, c’è chi ipotizza che i tifosi della Roma, spinti dalla rivalità capitolina, potrebbero addirittura sostenere Forza Italia per dispetto, rafforzando Lotito e ridendo delle difficoltà dei cugini biancocelesti. Un paradosso che evidenzia come le dinamiche calcistiche possano intrecciarsi, senza costrutto, con quelle politiche.

Il ruolo di Tajani:

Sul piano politico, Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, non ha strumenti per espellere Lotito dal Senato. Anche un’eventuale espulsione dal partito – ipotesi non supportata da segnali concreti, come confermato da fonti ufficiali e post su X al 14 giugno 2025 – non comporterebbe la perdita del seggio.

Lotito potrebbe proseguire come senatore indipendente o aderire a un altro gruppo parlamentare, come il Gruppo Misto, senza violare il Regolamento del Senato (artt. 14 e 15). La disciplina interna di Forza Italia, regolata dallo statuto del partito, può imporre sanzioni come la sospensione, ma queste non hanno effetto sul mandato parlamentare, che è tutelato dalla Costituzione e non soggetto a decisioni partitiche.

Per chiarire:

Potrebbe il partito obbligare Lotito a fare un passo indietro da FI? No.

Potrebbe obbligarlo a lasciare la carica da Senatore? No.

Potrebbe obbligarlo a lasciare la presidenza della Lazio? No.

Potrebbe Lotito decidere di lasciare una delle due cariche? Si, (ma perchè dovrebbe?)

In conclusione, le proteste del tifo laziale, per quanto vivaci, si infrangono contro un quadro legale che rende Lotito inamovibile.

I “capipopolo” da tastiera, che promettono rivoluzioni con post e minacce di boicottaggio, farebbero meglio a concentrarsi sul sostegno alla squadra piuttosto che inseguire chimere o almeno, non illudere i tifosi che spinti dalla fede calcistica arrivano a compiere campagne propagandistiche futili.

Per aggiornamenti, si raccomanda di consultare fonti ufficiali come il sito del Senato o della FIGC, lasciando da parte le illusioni di chi sogna cambiamenti impossibili.

Articolo a cura di Michela Catena – Sportpress24.com

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