C’è un momento, nella vita di un tifoso napoletano, in cui guardi il cielo sopra Chiaia, ascolti le trombe dei motorini, e ti chiedi: “Ma siamo di nuovo campioni… davvero?”.
Sì, davvero. Di nuovo. Lo dice la classifica, lo dicono le urla dalle finestre, lo dicono le lacrime di chi ancora non ci crede. Certe imprese non si raccontano, si respirano. E Napoli, quest’anno, il respiro lo ha trattenuto fino all’ultima giornata di campionato, per poi respirare a pieni polmoni il profumo dolce e stordente dello Scudetto, tornato all’ombra del Vesuvio, dopo due anni.
Il Napoli è campione d’Italia, per la quarta volta nella sua storia
Prima il trionfo del 2023, molti pensavano si trattasse del classico colpo di fortuna irripetibile, il canto del cigno di una squadra irripetibile. E invece no. Stavolta il Napoli ha vinto da grande squadra. Con grinta, struttura e, incredibile ma vero, anche con Antonio Conte.
Sì, proprio lui. L’uomo della tempesta, della disciplina ferrea e delle conferenze stampa minacciose. Ha portato il suo verbo in riva al Golfo, ha preso una squadra che aveva smarrito la bussola e l’ha trasformata in una corazzata. Niente fronzoli, niente poesia: solo calcio, organizzazione ossessiva e fame di vittoria.
Ma se Conte è il comandante, il simbolo di questa cavalcata è lui: Scott McTominay, o McFratm come lo hanno ribattezzato i napoletani, il centrocampista scozzese che in estate ha fatto storcere il naso a molti e che in campo ha zittito tutti. Con i suoi inserimenti, la sua forza fisica e un senso del tempo che sembra installato via software, è diventato il metronomo segreto del centrocampo azzurro. Non si lamenta, non fa scene, non cerca i riflettori. Segna, recupera, si rialza e vince. Uno scudetto anche suo, forse soprattutto suo.
Adesso si festeggia. Ma senza più la sensazione del miracolo. Questa volta, Napoli vince perché è forte, non perché ha stupito. La città balla, i bambini sognano, i nonni ricordano e le edicole vendono magliette più che giornali.
E tra una sfogliatella con lo scudetto disegnato sopra e una bancarella che vende Pedro santo in miniatura, Napoli si gode il suo nuovo status: quella che era “la favola”, oggi è una potenza. E non ha nessuna intenzione di svegliarsi. Le bandiere sventolano, le strade si tingono d’azzurro, qualcuno ha già tatuato il numero 4 sul braccio, altri stanno ancora festeggiando in motorino da tre giorni. “E mo che facciamo?”, si chiedono. Si vince di nuovo, magari. O si sogna ancora. Tanto a Napoli vincere non è mai solo vincere. È vivere.
Articolo a cura di Vittoria Trignani – SportPress24.com
Foto da Fanpage.