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“O core nun tene padrone” storia di un amore eterno di Napoli

Napoli

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Napoli– è il 30 marzo dell’anno corrente e decidiamo con mia moglie di visitare una delle città intrise di Storia che la Nazione pou mettere a nostra disposizione.

Napoli incanta a prima vista, una terra ricca di storia e tradizioni, domina l’omonimo golfo ed è circondata da luoghi meravigliosi quali il Vesuvio, la penisola Sorrentina, le isole di Capri, Ischia, Procida e i Campi Flegrei.

Da amante del calcio non potevo perdermi l’occasione di vedere uno dei due famosi murales dedicato a Diego Armando Maradona, diventato orami una meta turistica per milioni di passanti.

Un omaggio destinato a rimanere nel tempo.

E cosi entriamo in Via Emanuele de Deo, e nel guardarmi attorno nelle strette vie dei Quartieri Spagnoli la mia mente è tormentata da un unica domanda: “Chissa cosa direbbe Don Pedro de Toledo se fosse qui”.

STORIA DEI QUARTIERI SPAGNOLI

Spendo due parole sulla storia di questi quartieri:  nascono nel XVI secolo, per volontà del vicerè Don Pedro de Toledo, per accogliere le guarnigioni militari spagnole (da qui la definizione spagnoli) destinati alla repressione di eventuali rivolte della popolazione napoletana e come dimora temporanea per coloro che passavano da Napoli in direzione di altri luoghi di conflitto.

Dal 2004 i quartieri i sono arricchiti di nuove opere, bisogna alzare lo sguardo per ammirarle, sono le installazioni di lampioni di latta creati dall’architetto Riccardo Dalisi, grandi sculture di rame agli angoli delle strade che rappresentano lampade, mollette per stendere il bucato, macchinette per il caffè e tanto altro ancora.

STORIA DEL MURALE DI MARADONA

Il “Pibe de Oro”, questo il titolo dedicato al numero 10 piu amato nella storia, il murale fu realizzato proprio per festeggiare il secondo scudetto del Napoli, per il quale il contributo di Maradona fu decisivo: per lui 16 gol in 28 partite

Era il 1990, quando il popolo dei Quartieri Spagnoli in onore della finale di Coppa Italia, commissionava a Mario Filardi – cameriere con la passione per la pittura – la realizzazione di un murale sul prospetto di uno dei fabbricati dell’ex Largo degli artisti, oggi Largo Maradona, in omaggio all’argentino.

In un intervista, la sorella dell’artista cameriere disse: “Era tifosissimo di Diego. Quel murale è nato per onorare Maradona perché ci aveva fatto vincere due scudetti.

Quando vincemmo il secondo scudetto, tutti i ragazzi tifosi del Napoli, capitanati da Bostik, vennero a chiamare Mario perché era bravo e gli chiesero di fare il disegno.

Lavorò per due notti e tre giorni, lo aiutarono tenendo i fari delle macchine accese per illuminare il muro mentre lui disegnava. Stava su quell’impalcatura precaria e io stavo sotto a guardare, senza neppure riuscire ad andare a dormire, perché avevo paura che cadesse lui e gli cadesse tutto addosso”.

E si trattò di un’opera collettiva, perché alla realizzazione partecipò tutto il rione. 

Terminata l’opera, il cielo di Napoli fu illuminato da alcuni fuochi d’artificio che, com’è tradizione a Napoli, si usano per festeggiare un evento. E quel murale, lo si può dire, è entrato nella storia della città.

IL TEMPO NON SBIADISCE L’AMORE

Siamo nel 2016 e l’opera è ormai quasi completamente sbiadita e quindi si decide di restauralra.

Verso la fine degli anni Novanta, sul muro fu aperta una finestra abusiva che cancellò il volto del Pibe, il sogno di Mario era quello di ridipingere l’opera, sopra alla tapparella della finestra, in modo che l’equilibrio estetico del murale rimanesse il più integro possibile.

Purtroppo non ebbe il tempo di portare a termine l’impresta dato che nel 2010 venne a mancare, inoltre l’artista oberato dal suo lavoro non riusci a mettere insieme i fondi necessari per il restauro.

Tutto sembrava annunciare la fine, quando Salvatore Iodice, un ragazzo dei Quartieri Spagnoli, contattò la famiglia Filardi per ridipingere il murale.

Iodice raccolse la somma necessaria per l’intervento (tremila euro), si fece aiutare anche dal Comune (che fornì un carrello elevatore), ottenne tutti i permessi necessari e mantenne la struttura compositiva del murale di Mario Filardi.

Ma decise di reinterpretare la figura dell’attaccante argentino.

Voleva donare al calciatore un volto più realistico: di conseguenza, si arrivò nel 2017 a un nuovo intervento, quello del noto street artist argentino Francisco Bosoletti.

E cosi nell’autunno del 2017, l’artista argentino ha donato a Maradona un viso dall’aspetto più naturale, lasciando inalterato però il resto del corpo.

QUANDO UN GRAZIE DIVENTA ETERNO

E torniamo a me, rimasto li fermo sotto quell’opera fatta da gente di strada, da gente che dal cuore colmo di gratitudine voleva urlare un “Grazie” nelle pagine della storia di Napoli.

Mi guardo attorno, camminando tra i vicoli dei Quartiri spagnoli e su fili comunicanti da palazzo a palazzo disposti per appendere il bucato, trovo i volti di Di Lorenzo, Simeone, Osimhen e tutti i campioni dello scroso anno (2o22-2023) che anno regalato la terza gioia al popolo Napoletano.

La bellezza di questa cosa è che ad oggi siamo alla 30° giornata di Serie A, e il  Napoli si trova all’ottava posizione, eppure quelle foto sono ancora li.

Questa per me è la vera magia del tifoso, perchè Napoli non si ferma solo al gusto (sfogliatelle, cuzzetielli, mozzarelle e pastiere), no il napoletano è un modo di essere… in poche parole Napoletano si è non ci si diventa.

Ho provato un senso di gratitudine in mezzo a tanta semplice bellezza, grato per la citta che ha dato amore per le icone che hanno fatto la loro storia.

Un omaggio alla gratitudine Napoletana, e il regalo piu bello lo ricevo da un papa affianco a me che mentre il figlioletto punta il dito verso il gigante numero 10 se lo guarda e gli dice:“Ricorda bello ‘e papà ca Maradona è sempe meglio ‘e Pelè”

Foto da X – Articolo a cura di Guglielmi Dario – Sportpress24.com

 

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