Un anno fa muore, all’età di 82, Edson Arantes Do Nascimento, conosciuto in tutto il mondo come Pelé.
Era il 29 Dicembre 2022, quando scoppia la notizia: Pelé è morto. Il mondo subito viene colpito da questa notizia, Pelé, il giocatore che con Maradona si contendeva il titolo del migliore di sempre, muore. Muore il simbolo del calcio, un giocatore che ha vissuto 17 anni col Santos, dal 1957 al 1974, col quale ha vinto di tutto e di più. Poi passò al New York Cosmos, per lanciare il calcio in America, dove restò solo un anno. Fu un simbolo del calcio brasiliano: è l’unico giocatore ad aver vinto 3 mondiali. Era così amato dalla sua gente, che quando il presidente del Santos lo stava per vendere all’Inter, scoppiò una rivolta che si scatenò alla sola indiscrezione di questo trasferimento.
Al nome di Pelé è legato il mito della numero 10. Nei Mondiali del’58 in Svezia, i dirigenti brasiliani inviarono la lista dei calciatori alla Fifa senza indicare i numeri delle maglie assegnate ai giocatori e così un impiegato del massimo organismo federale sudamericano assegnò i numeri a caso e al 17enne Pelè andò il numero 10. Numero da cui non si separò mai e con cui scrisse la storia del calcio.
Non solo un simbolo sportivo, ma riuscì ad unire sotto lo sport del calcio un’intera nazione.
In Brasile prima della leggenda di un ragazzino 17enne che faceva faville, il calcio era lo sport principale, ma non come lo intendiamo oggi. Fu proprio Pelé a lanciare il calcio nel paese in modo definitivo, e a istaurare dentro il cuore di ogni brasiliano quella scintilla per questo fantastico sport. Pelé inoltre fu il tassello che fece passare definitivamente il calcio dalla fase primitiva, quella che va dalla creazione dello sport fino al dopo-guerra, ad un calcio più moderno.
Senza Pelé il calcio non sarebbe stato lo stesso, forse non sarebbe lo sport più praticato al mondo, o forse non sarebbe lo stesso che giochiamo oggi.
Articolo a cura di Marco Casentini –Sportpress24.com