Ricorso Superlega: la parola alla Corte di Giustizia Europea

L’adesione al parere dell’avvocatura contro il progetto, il via libera, lo stop alle sanzioni oppure il modello in stile F.1 per gestire introiti e risorse

Il 21 dicembre 2023 potrebbe diventare una data fondamentale per il futuro del calcio. Alle 9.30 sarà resa nota la sentenza della Corte di Giustizia Europea sul ricorso presentato dalla European Superleague Company contro il presunto monopolio di Uefa e Fifa. Il presidente Koen Lenaerts e i quindici giudici potrebbero, in caso di accoglimento del ricorso, sconvolgere il mondo del calcio e scrivere una pagina di storia di questo sport.

Una delle domande alla quale la Corte dovrà rispondere é la seguente: il sistema attuale è compatibile con le leggi che regolano l’Unione Europea?

La Corte di Giustizia Europea dovrà rispondere a sei domande nelle quali è articolato il ricorso della Superlega. Si dovrà sull’eventuale abuso di posizione dominante in base alla quale l’Uefa e la Fifa si attribuiscono la competenza esclusiva nell’organizzazione di competizioni per club in Europa. Vietando, di fatto, la creazione di altre manifestazioni da parte di organizzazioni diverse, condannando con pene severe chi voglia mettere in discussione questo monopolio.

Nonostante le premesse, la partita è aperta. In primis perché se da una parte la Corte spesso condivide i pareri dell’avvocatura, dall’altra Rantos ha una percentuale di “smentite” più alta dei suoi colleghi. E poi perché il capo di Rantos, il primo avvocato Szpunar, ha già dato un colpo all’Uefa sul caso dell’Anversa: la regola che obbliga un club ad avere nelle liste calciatori formati nel Paese d’origine (“home trained player”) ha portato Szpunar a dire che Uefa e Fifa «esercitano funzioni sia regolamentari che economiche e, poiché queste funzioni non sono separate, è inevitabile che sorgano conflitti di interesse». Ci sarebbero poi altre tre strade percorribili per la Corte.

LE TRE POSSIBILITA’

Partiamo da quella più estrema:

  1. La prima: i giudici potrebbero sostenere come l’Uefa sia un organismo anticoncorrenziale al punto da violare i principi cardine Ue. Una sentenza del genere farebbe crollare il sistema.
  2. La seconda: toglierebbe alla confederazione europea solo il potere di sanzionare i “ribelli”.
  3. La terza: stabilirebbe il ruolo di garante dell’Uefa senza però il privilegio di gestire il business economico, trattandosi di organismo che al tempo stesso è regolatore, organizzatore e legislatore. Quest’ultimo scenario metterebbe la Superlega sulla strada della Formula1, dove la federazione internazionale stabilisce le regole del gioco ma non gestisce i profitti e gli aspetti commerciali del prodotto.

Risultano più percorribili la seconda e terza ipotesi.

Entrambi i casi farebbero scricchiolare il potere di Nyon. Aprendo così spiragli al progetto di un nuovo calcio dove i club hanno più voce in capitolo sugli introiti e maggior centralità nei processi decisionali. Anche perché, al di là degli “squali” che da sempre strizzano l’occhio a un modello differente, c’è un movimento di “piccoli ribelli” che sta acquisendo forza. Dalla prossima stagione, con la Superchampions a girone unico, due Paesi (l’Italia se la gioca) potranno qualificare 5 squadre, mentre altri dovranno comunque passare dai soliti due o tre turni di qualificazione per portarne una sola.

Sentendo parlare di meritocrazia, molti ritengono sia arrivato il momento di spartire in modo più equo la torta della ricchezza. In questi mesi di apparente silenzio diversi club si sono messi all’ascolto di A22, pur senza manifestare apertamente l’adesione al progetto.

Ecco perché la sentenza di domani sarà decisiva. In gioco c’è anche il futuro politico dell’Uefa. Il presidente Ceferin ha già aperto alla possibilità di eliminare il vincolo dei tre mandati. Infatti si presenterà una quarta volta: vincendo la partita della Superlega avrebbe la strada spianata. In caso contrario tra 48 ore molti cominceranno a chiederne le dimissioni.

Articolo a cura di Orazio Bellinghieri – Sportpress24.com

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