È di nuovo numero 1 e lo diventa dopo una fantastica vittoria agli Us Open contro il terribile rosso Medvedev che gli aveva negato il Grande Slam appena 2 anni fa, proprio all’Artur Ashe stadium, tempio del tennis americano.
A 36 anni il serbo disputa una finale US Open perfetta (la numero 36 in un torneo dello Slam) che lo vede da subito pronto e famelici. Pronti, via ed è 3-0 Djokovic.
Il russo, annunciato in grande forma, va in sofferenza e non riesce a recuperare. 6-3 per il serbo senza discussione.
Poi inizia un secondo set fantastico, forse il migliore stagionale per intensità e spettacolarità, in cui entrambi i giocatori danno il meglio di sé.
Sale di livello Medvedev, ma Djokovic rimane sui suoi standard.
Palle corte a volontà, ma soprattutto discese a rete che mettono in ambasce il russo che proprio non riesce a fruttificare il suo tennis.
Lo scontro è frontale e nessuno dei due vuole cedere. Ovvio il ricorso al tie break che premia il serbo, malgrado cominci ad affiorare la stanchezza. 7 punti a 5 consegnano il 7-6 della liberazione per il serbo.
E Medvedev sospetta che non sia la sua serata, quando, prima del terzo set, chiama il medical time out per un dolore alla spalla. Djokovic vede il traguardo e prosegue a martellare il russo con i suoi colpì.
Non vuole rischiare di allungare la gara. E il campo è disegnato dalle traiettorie serbe. Medvedev non molla, ma contro questo fenomeno si può solo perdere.
Il 6-3 della staffa è un epilogo logico. Troppo forte il serbo che con l’81% di prime palle vincenti al servizio e con 44 discese a rete, quasi tutte andate a punto, certifica un trionfo splendente come le luci del tempio americano.
Tempio che vede il quarto trionfo del giocatore più forte di tutti i tempi. E non ce ne vogliano gli altri…
Articolo a cura di Carlo Cagnetti – Sportpress24.com