La riapertura degli stadi ai tifosi è ancora un tema da risolvere e le idee non sono molto chiare.
Tutto dipenderà da come andrà avanti la curva eipidemiologica, ed in questo momento in cui i contagi, sia fuori che tra i calciatori, stanno riaumentando, non è proprio il momento. Questo è ciò che pensa il virologo dell’Università di Milano e Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi Fabrizio Pregliasco, che durante un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha parlato proprio di quest’argomento.
Il virologo inizia dicendo:“Credo che in questo momento non ci siano le condizioni per una riapertura degli stadi. Non si tratta di andare a teatro o al cinema dove si resta in silenzio e seduti. Allo stadio c’è una commistione nella natura stessa del tifo, un movimento naturale nel seguire una partita“.
“Niente allarmismi e tanto buonsenso. Il calcio sta semplicemente dimostrando che chi vive e lavora in quell’ambito è a rischio tanto quanto noi – aggiunge Pregliasco –. L’aumento dei casi nel calcio di fatto è un andamento normale se applicato a ciò che sta accadendo nella nostra società. I calciatori hanno viaggiato, si sono spostati e hanno corso il rischio di essere contagiati”.
Poi andando nello specifico nei contagi che si stanno verificando nel calcio, Pregliasco spiega che potrebbe essere a causa dell’abbassamento dell’età dei contagiati: “Gli anziani adesso restano più “coperti” rispetto a prima. Le occasioni di essere contagiati ora sono più aderenti al mondo giovanile perché si sposta maggiormente e ha più opportunità di entrare a contatto con diverse persone. Ci sta anche che siano asintomatici, non è così strano. Anche se non dimentichiamo che pur essendo uno sportivo amatoriale il paziente 1 era un maratoneta, quindi sano e abituato all’attività fisica”.
Infine sulla ripartenza della Serie A il 19 settembre, che potrebbe essere anche un rischio, conclude: “Esiste sicuramente uno stress test per tutto il Paese. Non uno stress test così profondo come la riapertura delle scuole, ma comunque un passaggio interessante dal punto di vista della reazione. E più che allo sport professionistico penso a quello amatoriale dove non ci sono tutti questi protocolli. Lo sport e il calcio dovranno essere più morigerati. Sono come tutti noi, fanno parte della stessa società civile. Quindi allenamenti e utilizzo del buonsenso come qualunque altro cittadino“.
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