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Barcellona Campione, il capolavoro di Xavi mai domo

Barcellona

Il Barcellona vince il campionato spagnolo con indiscutibile solvibilità, grazie la successo ottenuto nel derby fuori casa contro l’Espanyol con il punteggio 2-4.

Nessuna squadra può giocare bene e ottenere buoni risultati in campo se prima non ha lavorato su tutti quegli automatismi in allenamento. E qui sta una delle chiavi di questo Barcellona.

IL GRANDE LAVORO DI XAVI

Xavi ha imposto la cultura dello sforzo, del lavoro quotidiano e dell’intensità anche in ogni singolo esercizio.

L’allenatore del Barca ha sempre creduto che si gioca come ci si allena. Nulla gli ha fatto cambiare idea anche dopo importanti sconfitte.

Anche se i giocatori odiano le ‘sessioni tattiche’, la tradizionale lavagna, Xavi e il suo staff hanno posto particolare enfasi sui propri giocatori per tutta la stagione sul lavoro precedente e sulla strategia.

La chiarezza con cui il mister ha spiegato la posizione in campo e tutte le varianti del suo sistema di gioco alla lavagna e in allenamento hanno finito per convincere alcuni calciatori che, anche se non sempre, hanno capito cosa vuole da tutti i suoi.

Se ci sono stati due tratti distintivi del Barca di Xavi, sono stati l’alta pressione dalla prima linea, sempre nel campo avversario e il rapido ritiro in fase difensiva degli uomini dopo aver perso una palla.

La più grande “rabbia” di Xavi in ​​questa stagione con i suoi allievi è stata proprio quando non sono riusciti a fare bene queste transizioni e hanno lasciato la difesa senza uomini e, di conseguenza, la squadra vulnerabile.

LA DIFESA DEL BARCELLONA

La solidità difensiva dei blaugrana e quell’incredibile numero di reti inviolate sono il risultato di aver saputo applicare in campo ciò che gli è stato richiesto in allenamento.

Non far riflettere l’avversario e portargli via la palla nella sua zona di gioco, hanno permesso alla squadra di mostrare questa colossale solidità difensiva.

Che fosse nel 4-3-3 o nel 4-4-2, quest’anno abbiamo visto il Barca giocare molto aperto in attacco.
Un’altra scommessa irrevocabile di Xavi. Per vari motivi.

LA SCOMMESSA DI XAVI

Il primo, in modo che gli estremi o i lati profondi possano sbilanciarsi uno contro uno o fare cross di qualità. Questa ‘ossessione’ per fissare gli estremi così aperti ha anche un altro intento: creare spazi all’interno per avere superiorità e dominare l’avversario con la palla.
In questa sezione non è sempre stato facile farla franca perché i rivali, che studiano anche il Barca nei minimi dettagli, sanno che Xavi cerca quel dominio, quindi giocano due contro uno all’estremo o popolano la zona di creazione con tanti uomini, a volte con file fino a cinque o sei difensori.
L’ambizione è molto importante quando una squadra persegue uno scopo che porta risultati.
Una delle grandi virtù del Barcellona in questa stagione è stata proprio quella, la voglia di essere campioni.
Dopo le dolorose sconfitte in Champions League ed Europa League, la squadra ha cospirato per non fallire in campionato vista la caduta rovinosa anche nella Supercoppa spagnola.

LE SCONFITTE… QUELLE CHE FANNO CRESCERE

Peccato, sì, per quella sconfitta per 0-4 in Copa del Rey contro il Real Madrid che ha offuscato un po’ il gran finale di stagione della squadra.
La sete di titoli e l’ambizione sono presenti nella squadra sin dalla sconfitta in campionato al Bernabéu.

Il grande lavoro fatto dalla società, ha permesso di avere una panchina che ha saputo fare la differenza quando è servito.

LA PANCHINA DEL BARCELLONA

Avere in panchina giocatori come Koundé, Eric García, Jordi Alba, Balde, Kessié, Dembélé, Ferran Torres o Raphinha o lo stesso Christensen, è stata una garanzia.

La versatilità di alcuni giocatori, come Araujo, Koundé o Marcos Alonso, che possono giocare sia da centrale che da terzino, ha anche reso la vita più facile a Xavi.

In campionato nemmeno i lunghi infortuni di Pedri o Dembélé, o l’assenza per squalifica di Lewandowski, hanno messo a repentaglio lo scudetto.

È stato un bel segnale perché alla fine il successo in campionato del Barcellona non è dipeso dalla forma fisica di un giocatore o dell’altro, nemmeno dalla voglia di gol di Lewandowski.

È stato, senza dubbio, il successo del collettivo, perché ognuno, nelle rispettive posizioni, ha dato il meglio di sé.

Un trionfo speciale, un trionfo che sa di riscossa.

Articolo a cura di Stefano Ghezzi – Sportpress24.com
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