Un tempo amata per il clima, la posizione e il verde dei Castelli Romani, Rocca di Papa veniva chiamata “la piccola Svizzera”.
Il verde, il panorama e l’ospitalità della gente di Rocca di Papa risuonavano in tutto il territorio dell’hinterland romano.
Oggi, quel soprannome di “piccola Svizzera” sembra solo un ricordo sbiadito. Il centro storico è svuotato, le attività commerciali chiuse, le strade silenziose. Nessun investimento, poche iniziative e una costante emorragia giovanile.
Rocca di Papa da paese pieno di vita a paese morente
Negli ultimi anni il paese ha perso attrattiva: i turisti non si fermano più, i negozi storici hanno chiuso e i giovani scelgono di vivere altrove, attratti da città più vive e ricche di opportunità.
Il costo della vita non è basso, ma i servizi sono carenti. Senza un’economia di prossimità e senza iniziative pubbliche o private, l’identità del borgo si sta spegnendo.
A pensare che una volta il Centro Storico era una fonte inesauribile di economia e attività commerciali.
Via Antonio Gramsci, la strada principale del Centro Storico che porta sul Corso Costituente, era contornata da decine di negozi. Alimentari, barbieri e macellai, accompagnavano le giornate delle tante donne che uscivano di casa per fare spesa.
In pochi metri si facevano concorrenza Naviglia, Guero, Basili e De Angelis e le loro storiche Alimentari con Sali e Tabacchi.
Righettò, Maria Pia, Teresa e poi Monica erano i Bar che richiamavano i ragazzini ai loro Flipper e i vecchi alle carte da gioco tra una spuma e un caffè.
Testa e Polidori erano gli arbre magique dall’acquolina in bocca mentre cuocevano e lavoravano le carni di maiale con porchetta calda, prosciutto e i famosi ‘calli calli’.
Puleo, Baffetto, Guglielma e Pinetta tutti a pochi metro di distanza, erano quattro forni caratteristici che ogni volta che passavi davanti a loro era quasi d’obbligo prendere un pezzo di pizza con le cipolle o un filone di pane.
Fabrizio Silvestrini su Via Gramsci, Carnevali in Piazza dell’Erba e Alfiero sulla via Fortezza, erano le macellerie con tantissima gente nel fine settimana. Le loro Carni genuine e pure, erano su tutte le tavole delle famiglie la domenica, quando si passavano le ultime ore prima dell’inizio delle partite di Calcio alle 14,00.
A distanza di pochi metri le due frutterie con Angelino, storico commerciante.
C’era la Posta che portava un bacino intenso di persone. C’era la Farmacia Comunale nello storico caseggiato dato in dono, dove su di essa risiedevano vari Studi Medici e il Consultorio, fondamentale per le generazioni che hanno fatto la storia del paese.
Da Patanella i ragazzini prendevano le famose cerbottane mentre guardavano con desiderio i tanti giocattoli nella vetrina.
Sul Corso era presente un’altra Farmacia, proprio di fronte al Palazzo Comunale, adesso spostata sotto Piazza della Repubblica.
Si dava vita all’artigianato con i calzolai Peciò e Carletto, che oggi molti neanche conoscono come attività.
Imboccata via della Fortezza poi, si andava a quelle che sono ancora chiamate “le casette”, caratteristico quartiere dal panorama mozzafiato.
Anche qui le attività non mancavano. I Tabacchi di Guidi, Filea, i casalinghi di Triestina sotto Piazza Vecchia, erano tutti punti di riferimento anche per chi visitava Rocca sotto la Fortezza per la prima volta.
I Ragazzi, i bambini accompagnavano i pomeriggi giocando a pallone nei vicoli del Centro. Tra urla e minacce di bucare i palloni, si correva e scherzare senza pensare al nulla.
Cosa è successo?
Nel corso degli anni le varie amministrazioni comunali hanno sempre promesso e cercato una soluzione a un problema evidente e che stava per esplodere incondizionatamente.
I famosi paletti messi su via Antonio Gramsci hanno determinato l’inizio della fine. Niente più parcheggio al Centro Storico e gente sempre meno disponibile a fare metri a piedi per acquistare nei vai negozi.
Piano piano le serrande si sono abbassate. La vita è cambiata con i giovani che hanno cominciato a migrare in altre zone, le vecchie generazioni che dicono addio alle famiglie ed ecco che Rocca di Papa ha cominciato il suo tracollo fino al punto del non ritorno.
La Posta è stata trasferita nella parte bassa di Rocca di Papa cosi come tutti i vari studi medici. La Farmacia è stata chiusa e sostituita con il Comando della Polizia Locale e tutte le attività che esercitavano si sono ridotte a pochissime realtà.
Inutile parlare di Politica visto che nessuno è stato meglio dell’altro. Tutti hanno utilizzato il Centro Storico nelle loro campagne elettorali per poi abbandonarlo coma da copione.
Nonostante le tante promesse fatte, il Centro Storico è stato vittima di una propaganda malsana, usato e gettato. La prova evidente, è il Mercato settimanale che una volta comprendeva tutta l’area centrale.
Per motivi di sicurezza fu spostato al ‘Belvedere’ e via Madonna del Tufo, ma era un punto di ritrovo il venerdi per tanta gente; gente che poi occupava il tempo prendendo un caffè, un pezzo di pizza ecc… Tante le promesse di ampliarlo ancora di più, infatti sono state mantenute, ma con il dettaglio che tutto il mercato settimanale è stato spostato a Piazza della Repubblica creando l’ennesimo e definitivo colpo di grazia ad una zona oramai morente.
Il valore catastale è crollato in maniera incredibile e chi ha un’immobile al Centro Storico, tutto ha, tranne che un assegno circolare di valore sul mattone.
Uno dei momenti che ancora vive ed esiste, è la famosa Sagra delle Castagne in autunno. Una bellissima realtà che attira tutta Rocca di Papa e gente dei paesi limitrofi.
Un profumo di storia che ogni abitante del posto non vede l’ora di vivere anche se solo per un fine settimana.
Un borgo spento che vive di ricordi
Passeggiare nel cuore del paese non è più un’esperienza viva: 2-3 bar, negozi chiusi, locali vuoti. L’identità di un centro un tempo pulsante è ridotta a silenzio e vuoti urbani. Fare una passeggiata qui emana profonda tristezza.
Nel corso degli ultimi anni diversi hanno provato ad aprire nuove e diverse attività, ma pochi sono quelli che ci sono riusciti.
Quello che più dispiace è che ormai nessuno potrà mai ripotare quella vecchia Rocca di Papa, la piccola Svizzera che in molti abbiamo amato.
L’uniche attività che cercano a portare un po’ di vita soprattutto nel periodo estivo sono Il Cantinone, Pepe Verde e il Caffè del Carpino capaci di organizzare eventi andando anche contro lo scetticismo e al silente atteggiamento della Politica locale.
Eppure basterebbe poco per valorizzare quello che Rocca di Papa ha dato nel corso del tempo. Il suo panorama, la sua storia, la sua gente, la sua aria fresca e pura, potrebbero essere fonte di guadagno e di richiamo.
Con la Capitale a due passi, Rocca di Papa sarebbe il fiore all’occhiello dei Castelli Romani, quell’icona che molti registi hanno usato anche in alcuni film storici.
Basterebbe, si potrebbe, se… tutto condizionale che per ora resta nel cassetto.
La verità è che il Centro Storico di Rocca di Papa è morto, dopo una lunga e terribile agonia.
Forse è il caso una volta per tutte di lasciare spazio ai ricordi e tramandare alle nuove generazioni quello che i nostri occhi hanno vissuto.
Almeno il ricordo, quello si, nessuno potrà cancellarlo.
Foto e Articolo a cura di Stefano Ghezzi – SportPress24.com