DIVIETO DI VISTO DALL’ITALIA AI CITTADINI TURCHI: LO SCANDALO SI APPROFONDISCE, IL SILENZIO UFFICIALE È UNA VERGOGNA DIPLOMATICA
Il Consolato Generale d’Italia a Istanbul si è ormai trasformato in un simbolo di ostilità burocratica verso i cittadini turchi.
L’ennesimo rifiuto di visto — questa volta ai danni di due giovani artiste liriche, Merve Timurcuoğlu e Sinem Güç — dimostra che non siamo di fronte a semplici disguidi amministrativi, ma a una politica discriminatoria e incomprensibile.
Le due cantanti, selezionate per rappresentare la Turchia in un prestigioso concorso operistico in Italia, sono state respinte con il solito pretesto della “documentazione insufficiente”, nonostante avessero fornito ogni carta richiesta.
AMBASCIATORE ITALIANO AD ANKARA: UN SILENZIO ASSORDANTE
A questo punto ci si chiede: dove sono le istituzioni italiane? L’ambasciatore Giorgio Marrapodi continua a mantenere un imbarazzante silenzio.
Nessuna presa di posizione, nessuna spiegazione, nessuna assunzione di responsabilità.
Il Consolato Generale di Istanbul, sotto la guida di Elena Clemente, agisce con arroganza e impunità, mentre il Ministero degli Esteri italiano osserva il tutto con distacco, come spettatore di una farsa burocratica.
È un comportamento che rasenta il disprezzo istituzionale.
LA CULTURA DIVENTA OSTAGGIO DELLA BUROCRAZIA
È paradossale che proprio l’Italia — patria dell’opera e della cultura — si renda protagonista di un tale affronto nei confronti di giovani artisti stranieri.
Se il concorso si fosse tenuto in un altro Paese, forse una simile assurdità avrebbe avuto un minimo di giustificazione.
Ma così si manda un messaggio chiaro: non siete i benvenuti. Altro che dialogo culturale.
Serve una svolta immediata: rimuovere chi è responsabile di questo atteggiamento discriminatorio, riformare urgentemente i criteri di concessione dei visti e restituire alla cultura il rispetto che merita.
In gioco non ci sono solo due visti negati, ma la credibilità dell’Italia come Paese aperto, giusto e civilizzato.