L’enciclopedia Treccani definisce la Metamorfosi come: la trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa. Questo è quello che sembra essere accaduto al giocatore della Lazio Gustav Isaksen. L’esterno danese sembra essersi definitivamente trasformato da oggetto misterioso ad autentico trascinatore della squadra guidata da mister Baroni. Dacché i suoi movimenti in campo sembravano timidi, titubanti e intrisi di incertezza (quasi come se la palla ustionasse al minimo tocco), ora – da qualche partita a questa parte – sembra letteralmente un altro giocatore.
Il numero 18 biancoceleste è più sfrontato, coraggioso, determinato ed intraprendente. Tenta la giocata, il tiro, lo scatto fulmineno che lascia sul posto l’avversario e, sopratutto, ha tirato fuori una grinta nelle due fasi di gioco che lascia ammaliato chiunque lo osservi. Tutto questo lo ha dimostrato per es. ieri nella partita dei biancocelesti contro il Napoli capolista. Il danese ha fatto letteralmente impazzire la retroguardia partenopea, mettendo ancora in seria difficoltà Antonio Conte che non riusciva a trovare le contromisure per contrastarlo. Il missile lanciato da fuori area che ha portato temporaneamente in vantaggio la Lazio poi ha inevitabilmente rievocato l’incubo vissuto all’andata dai partenopei. Fu proprio una prodezza del danese a causare una delle poche sconfitte in campionato della capolista e per poco ieri non ha realizzato un spettacolare doppietta. Se fosse entrato il suo tiro a giro al volo (su assist di Tavares) diretto all’incrocio dei pali, è molto probabile che sarebbe venuto giù lo stadio.
Quando il saper aspettare porta i suoi frutti: ecco il vero Isaksen
Questo Isaksen è talmente diverso rispetto a prima che quasi verrebbe da chiedersi se non ci sia stata una sostituzione con un gemello intraprendente come accadde ne “La maschera di ferro” (celebre film del 1998 diretto da Randall Wallace e con Leonardo Di Caprio nel ruolo di Luigi XIV). No, niente di tutto questo. La spiegazione è molto più semplice: si chiama ambientamento e fiducia.
Il giocatore danese ha finalmente superato lo scotto di passare dal campionato danese ad uno più impegnativo come quello italiano. Tale passaggio è avvenuto grazie al lavoro quotidiano condotto da mister Baroni che gli ha dato subito fiducia, ha creduto subito nelle sue qualità e lo ha aiutato (con il giusto incoraggiamento) a tirarle fuori. In altre parole gli ha dato la possibilità di potersi esprimere senza ossessioni tattiche maniacali. “Questo ragazzo ha qualità. Sono connvinto che può dare quel click per esserlo anche dal punto di vista realizzativo un giocatore che fa la differenza. Ne parliamo, ci lavoriamo. Per adesso considero il suo percorso più che positivo”: questo dichiarò il mister biancoceleste in conferenza stampa in merito a Isaksen e aveva ragione.
Purtroppo viviamo in un’era dove si vuole tutto e subito. Non c’è più la cultura del “saper aspettare” che un ragazzo, giovane, si ambienti in una realtà molto pressante come la Serie A dove anche alcuni grandi campioni hanno avuto periodi di defaillance. Per carità il calcio, come la vita, va avanti veloce e devi tenere il passo. Ma fare un salto così importante è più semplice quando trovi qualcuno pronto a credere in te e Isaksen ne è la prova vivente. Sono giocatori sì ma sono pur sempre ragazzi, con i loro caratteri e le loro fragilità. Ora, giustamente, la Lazio, Baroni e i tifosi biancocelesti se lo godono.
Foto da S.S.Lazio.it – Articolo a cura di Marco Lanari – Sportpress24.com