Due anni senza Mihajlovic, la moglie: “La nostalgia mi invade, la tua assenza fa male”.
Nel secondo anniversario della morte a 53 anni dell’ex tecnico serbo, la moglie Arianna Rapaccioni ha postato una foto di loro due insieme:
“La nostalgia mi invade, la tua assenza fa male! Sei e sarai per sempre nel mio cuore”.
Due anni fa, 16 dicembre 2022, moriva Sinisa Mihajlovic. Dopo aver lottato contro la leucemia a lungo, alla fine l’allenatore ed ex calciatore è scomparso a Roma
In campo le ultime due squadre con cui Mihajlovic ha giocato, prima di intraprendere una carriera durata quindici anni e conclusasi con il periodo al Bologna, da cui era stato esonerato per far spazio a Thiago Motta.
Prima della partita dell’Olimpico tra Lazio e Inter, squadre in cui Mihajlovic ha giocato rispettivamente nel periodo 1998-2004 e 2004-2006, lo stadio capitolino ha ricordato il proprio idolo tramite delle immagini nel maxischermo. Ma non solo.
Questo perchè, anche come successe durante il malore di Bove, si va oltre l’atto sportivo, spariscono colori, maglie e titoli, e si rimane legati alla vera anima del calcio.
Un insieme di passione, emozioni e tradizioni che si intrecciano in ogni angolo del mondo
È un gioco che va oltre il campo, diventando un linguaggio universale capace di unire persone di culture e lingue diverse. Ogni partita racconta una storia, ogni gol una gioia che si trasforma in un’esplosione collettiva di felicità.
Il calcio è il battito di cuori che vivono insieme, che condividono la tensione del momento e la speranza di un risultato che possa cambiare la vita di una squadra, di una città, di una nazione.
Ma la sua grandezza, è anche la sua semplicità, quella bellezza che nasce da un pallone e da un campo, dove uomini di ogni età si confrontano non solo con gli avversari, ma con se stessi.
È la magia di un passaggio perfetto, il sacrificio di un difensore che dà tutto per la squadra, l’ingegno di un attaccante che sa come sorprendere.
È una costante ricerca di equilibrio tra talento e disciplina, tra sogno e realtà
Un simbolo di comunità: nelle piccole piazze, nei campi polverosi o nei grandi stadi, diventa un rito che accende la fede dei tifosi.
La rivalità tra le squadre non è mai solo sportiva, ma diventa parte di un’identità collettiva, una sorta di battaglia simbolica dove si combatte per la gloria, ma anche per l’onore e l’appartenenza.
Storie di sfide epiche, di eroi che calcano il campo, di allenatori che sono maestri di vita e di tifosi che vivono ogni partita come fosse una questione di vita o di morte.
È la forza che ci fa sentire vivi, che ci fa dimenticare le difficoltà quotidiane e ci fa sognare, almeno per un attimo, di poter toccare la perfezione, ed è per questo che, persone come Sinisa vengono ricordate nel tempo, trasformando un gioco in qualcosa di eterno, capace di restare nel cuore di chi lo vive, perché, come ogni grande passione, il calcio non si dimentica mai.
Articolo a cura di Rebecca Olivieri – SportPress24.com