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Calcio bulgaro, tempesta razzismo

Nel mondo del calcio il razzismo è ormai radicato da sempre. Un fatto ormai quotidiano che nonostante le lotte No Racism sembra non finire mai. In quasi tutte le squadre troviamo un calciatore figlio di immigrati di seconda generazione e questo spesso è motivo di trambusto. In una realtà globalizzata, anche il calcio si è dovuto abituare ma soprattutto adattare a fenomeni surreali del ventunesimo secolo. Si vedono continuamente scene assurde come ad esempio l’ex inglese Tyias Browning che da un paio di anni si chiama Jiang Guangtai e gioca in Cina. Glen Kamara che da figlio della Sierra Leone si trova a proteggere i colori della Finlandia. Un fatto ormai totalmente abitudinario che mette il concetto del razzismo nascosto in secondo piano.

Stranieri e razzismo per il colore della pelle

Le polemiche attuali sul razzismo stanno coinvolgendo a pieno il calcio bulgaro. Come riportato da Balkan Insight, i commenti di Georgi Ivanov, direttore tecnico della federazione bulgara stanno facendo parlare tutti. Dopo un incontro con una squadra giovanile, Ivanov aveva espresso la sua opinione riguardo le naturalizzazioni e i calciatori di seconda generazione. Ecco le sue parole:” Finchè io sarò direttore, un giocatore straniero, con un passaporto straniero o con un altro colore della pelle non giocherà. Non voglio che giocatori di altre nazioni rimpiazzino i giocatori bulgari. Alcune nazioni possono anche farlo, ma per me è una cosa irregolare”. Neanche il tempo di finire questo discorso, il dirigente è finito subito sotto il fuoco delle critiche. Il tutto si è concluso nel peggiore dei modi, Borislav Mihaylov ha dato le dimissioni per poi ritirarle. Sicuramente ora la nazione bulgara avrà filo da torcere. Le misure restrittive di Ivanov sono davvero fuori luogo eppure il bulgaro sembra non volere fare neanche un passo indietro. La polemica sicuramente non si fermerà qui e ne vedremo delle belle.

Articolo a cura di Beatrice Bezzi – Sportpress24.com

 

 

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