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Gianluca Vialli, addio ad un grande uomo che ha scritto la storia

Gianluca Vialli

Il calcio piange Gianluca Vialli, grande giocatore ma soprattutto Uomo, dentro e fuori dal campo. 

Gianluca Vialli nasce a Cremona, quinto e ultimo figlio di una benestante famiglia di origine trentina.

Nel 2003 si sposa con Cathryn, conosciuta a Londra durante il periodo al Chelsea, con la quale da vita a due bellissime figlie.

Gianluca è stato tra i migliori centravanti degli anni 80 e 90 del XX secolo, rientra nella ristretta cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, unico fra gli attaccanti.

I TROFEI

Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’Europeo Under-21 1986,della Coppa Italia 1988-1989 — in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo —, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991.

Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under-21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986).

QUEL PALLONE D’ORO MANCATO

Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991.Un premio e un riconoscimento mancato per un niente, ma che poco conta per quello che Vialli ha lasciato al calcio mondiale.

Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.

LA STORIA E LA CARRIERA DI VIALLI

Dopo gli esordi da ala tornante, si affermò come centravanti completo, dotato di tecnica, velocità, dinamismo, forza fisica e resistenza agli sforzi prolungati;  in qualche occasione fu impiegato anche a centrocampo, dove faceva valere la propria abilità nel pressing e nella gestione del pallone.

Altalenante sul piano realizzativo, soprattutto nella fase iniziale della carriera  tra il 1986 e il 1991 fu tuttavia capocannoniere di quattro diverse competizioni, a seguito di un progressivo incremento della sua efficacia sotto porta; mise a segno, peraltro, numerose reti di pregevole fattura — spesso in acrobazia —, caratteristica che gli valse il soprannome Stradivialli, coniato da Gianni Brera.

A cavallo tra gli anni 1980 e 1990 era ritenuto, da molti, il più forte attaccante italiano e uno dei migliori al mondo. 

BOSKOV : “VIALLI? UN VERO LEADER”

Tatticamente preparato, era un leader carismatico, dal carattere forte: a detta di Vujadin Boškov, queste doti lasciavano presupporre che Vialli avesse la stoffa dell’allenatore; ruolo, quest’ultimo, che l’attaccante cremonese iniziò a ricoprire ancor prima di ritirarsi dal calcio giocato.

Tira i suoi primi calci all’oratorio di Cristo Re, al villaggio Po della sua città nativa, quindi entra nel vivaio del Pizzighettone.

A causa di un intoppo burocratico non può militare nella squadra Giovanissimi biancazzurra, sicché il suo cartellino viene acquistato per mezzo milione di lire dalla Cremonese dove prosegue l’attività giovanile e dov’è allenato, tra gli altri, da Guido Settembrino.

La prima squadra lombarda, all’epoca affidata a Guido Vincenzi, lo lancia tra i professionisti nella stagione 1980-1981, in cui ottiene 2 presenze nel campionato di Serie C1.

LA SERIE B

Il debutto in Serie B avviene invece il 27 settembre 1981, in una gara persa 0-3 con la Sambenedettese.

Nei quattro campionati con la maglia grigiorossa riporta 105 presenze e 23 gol, imponendosi all’attenzione degli addetti ai lavori nella stagione 1983-1984 quando, pur impiegato dall’allenatore Emiliano Mondonico come tornante di fascia, riesce a mettere a referto 10 gol che lo fanno emergere tra i protagonisti di una Cremonese che, dopo 54 stagioni, ottiene la promozione in Serie A.

IL PASSAGGIO ALLA SAMPDORIA

Nell’estate 1984 passa alla Sampdoria, in cambio di Alviero Chiorri.

Esordisce in Serie A il successivo 16 settembre, proprio contro la sua ex squadra. Tre mesi più tardi segna il primo gol, dando i due punti alla squadra contro l’Avellino.

Al termine della stagione si aggiudica la Coppa Italia, primo trofeo della storia blucerchiata, segnando al Milan nella finale di ritorno.

La vittoria della coppa gli permette, nell’annata 1985-1986, di esordire nelle competizioni europee facendo registrare 4 apparizioni in Coppa delle Coppe.

Nel primo biennio sotto la Lanterna il giocatore offre un rendimento discontinuo anche a causa dei dubbi circa la sua posizione in campo, con l’allenatore Eugenio Bersellini il quale lo alterna tra la fascia e l’area di rigore, senza riuscire a risolvere l’impasse.

I GEMELLI DEL GOL

La svolta arriva nell’estate 1986 quando sulla panchina doriana si siede Vujadin Boškov, il quale, replicando quanto già fatto da Azeglio Vicini nella nazionale giovanile, anche in blucerchiato avanza stabilmente Vialli a prima punta, in pratica invertendone i ruoli con il compagno di reparto Roberto Mancini.

L’intesa tra i due sboccia repentinamente, divenendo il tandem-simbolo dell’epoca più luminosa del club, e portando l’ambiente doriano a rispolverare per loro il soprannome di “gemelli del gol” già proprio dei bomber blucerchiati degli albori, Giuseppe Baldini e Adriano Bassetto.

VIALLI E MANCINI, UNA POESIA DEL CALCIO

Con Mancini a rifinire alle sue spalle, a partire dalla stagione 1986-1987 Vialli si afferma definitivamente tra i migliori attaccanti della sua generazione.

Contribuisce alla conquista di altre due Coppe Italia nelle annate 1987-1988 (con un gol al Torino nella finale di andata) e 1988-1989: miglior marcatore di quest’ultima edizione con 13 reti, va nuovamente a segno in finale, nel retour match contro il Napoli.

Il 6 ottobre 1988 realizza la prima rete nelle coppe europee, che è anche la centesima in carriera.

Ormai tra gli idoli della squadra blucerchiata, nei mesi precedenti Vialli, sorprendendo i più, aveva rifiutato il possibile trasferimento, più volte dato per fatto, al Milan di Arrigo Sacchi e del presidente Silvio Berlusconi, all’epoca ai vertici internazionali (e che a lungo ne deterrà un’opzione sul cartellino)

IL GRANDE CUORE PER LA SAMP

Insieme agli altri senatori dello spogliatoio, tra cui Mancini e Pietro Vierchowod, stringe infatti un “patto di ferro” che li impegna a non lasciare Genova prima di avere portato in città lo Scudetto.

Nell’annata 1989-1990 è protagonista della vittoria doriana in Coppa delle Coppe: si laurea capocannoniere della competizione con 7 reti, due delle quali realizzate nella finale di Göteborg contro l’Anderlecht.

LO SCUDETTO

Nella stagione 1990-1991 arriva infine l’agognato Scudetto, il primo e fin qui unico nella storia del club ligure: l’apporto sottorete di Vialli è determinante, tant’è che il numero nove blucerchiato si laurea anche capocannoniere del campionato con 19 realizzazioni.

Nel 1992 disputa invece la sua prima finale di Coppa dei Campioni, persa a Wembley contro il Barcellona: è l’ultima delle sue 321 partite — 109 delle quali consecutive — con il club blucerchiato.

IL PASSAGGIO ALLA JUVENTUS 

Al termine della stagione 1991-1992, Vialli si trasferisce alla Juventus: per acquistarlo, la società piemontese cede alla Sampdoria i cartellini di quattro giocatori (Mauro Bertarelli, Eugenio Corini, Michele Serena e Nicola Zanini) aggiungendovi un conguaglio economico, per un costo totale stimato in circa 40 miliardi di lire, all’epoca la cifra più alta mai spesa al mondo per un calciatore.

Il centravanti va a collocarsi in un reparto offensivo che vede la presenza, tra gli altri, di Roberto Baggio e Fabrizio Ravanelli e che a partire dalla stagione successiva si avvarrà anche dell’emergente Alessandro Del Piero.

LE DUE FACCE ALLA JUVE

Nel biennio iniziale, agli ordini di Giovanni Trapattoni, pur vincendo la Coppa UEFA 1992-1993 l’attaccante accusa qualche difficoltà di ambientamento a cui si sommano numerosi infortuni nonché equivoci tattici.

Costretto a frequenti ripiegamenti difensivi, risulta poco lucido sotto porta e non trova con Baggio — che pure aveva caldeggiato il suo trasferimento in Piemonte — lo stesso affiatamento avuto alla Sampdoria con Mancini.

Dalla stagione 1994-1995, rigenerato fisicamente e mentalmente dal nuovo tecnico Marcello Lippi il quale ne fa il fulcro dell’attacco bianconero, Vialli emerge invece come il leader della formazione torinese, complice la lunga lontananza dai campi in cui incappa l’infortunato Baggio.

Al termine dell’annata conquista il secondo Scudetto e la quarta Coppa Italia della propria carriera.

Dopo avere nel frattempo “spostato Baggio dal cuore dei dirigenti e dal ruolo di primadonna” nella Juventus, ed esserne stato nominato capitano dopo l’addìo proprio del Divin Codino, nell’annata 1995-1996, la sua quarta e ultima in maglia bianconera, giostrando nell’ormai consolidato trio offensivo con Del Piero e Ravanelli, Vialli trascina i compagni di squadra ai trionfi in Supercoppa italiana, ultimo trofeo nazionale che ancora mancava alla bacheca juventina, e soprattutto in UEFA Champions League.

Segna due reti nell’arco dell’edizione, una a testa nelle gare di semifinale contro il Nantes-Atlanque, e proprio la vittoriosa finale di Roma contro l’Ajax è la sua ultima apparizione per il club torinese, con cui ha disputato 145 partite e realizzato 53 gol.

IL PASSAGGIO AL CHELSEA

Considerato concluso il suo ciclo a Torino, e una volta svincolatosi sfruttando la nuova libertà contrattuale concessa dall’allora recente sentenza Bosman, nella stagione 1996-1997 approda in Inghilterra, abbracciando la causa di un ambizioso Chelsea in cerca di rilancio dopo decenni di anonimato, e che onde perseguire l’obiettivo ha arruolato una nutrita pattuglia italiana che vede anche Roberto Di Matteo e Gianfranco Zola.

Dopo la vittoria in FA Cup nell’annata d’esordio, un’affermazione a suo modo storica poiché il primo, importante trofeo in casa Blues da oltre un quarto di secolo a quella parte, in quella seguente l’avventura londinese di Vialli pare destinata a concludersi precocemente, per via degli ormai pessimi rapporti con il player manager Ruud Gullit.

Tuttavia nel febbraio 1998, con una mossa a sorpresa, il presidente del club Ken Bates promuove proprio l’italiano nel doppio ruolo, al posto del dimissionario olandese.

In queste vesti, e facendo presto ricredere i più, guida i compagni di squadra a un glorioso finale di stagione grazie alle affermazioni in Football League Cup e in Coppa delle Coppe.

LA SUPERCOPPA UEFA

Nell’annata 1998-1999 arriva la vittoria in Supercoppa UEFA contro il blasonato Real Madrid nonché un ottimo rendimento in campionato, dove perde solamente tre partite, non potendo tuttavia competere realisticamente contro un Manchester Utd artefice di uno storico treble.

Globalmente positiva anche la difesa della Coppa delle Coppe, pur arrendendosi in semifinale alla rivelazione Maiorca — questo poi battuto in finale dalla Lazio dell’altro “gemello del gol” di sampdoriana memoria, Mancini.

Ritiratosi dal calcio giocato al termine di questa stagione, da qui in avanti ricopre la sola carica di tecnico dei londinesi.

LA CARRIERA IN NAZIONALE

Da giovane ha fatto parte della nazionale Under-21, collezionando 21 presenze e 11 reti, di cui 4 nel campionato europeo di categoria del 1986 che lo laurearono miglior marcatore dell’edizione.

Negli azzurrini è allenato da Azeglio Vicini, il primo a intuirne le potenzialità in area di rigore e, per questo, ad avanzarlo dall’originario ruolo di ala a quello di prima punta, che ne farà la fortuna futura.

LA NAZIONALE MAGGIORE

Esordisce in nazionale maggiore il 16 novembre 1985, a 21 anni, nella partita amichevole Polonia-Italia (1-0).

Viene poi convocato dal commissario tecnico Enzo Bearzot per il campionato del mondo 1986 in Messico, chiamato a fare da prima riserva a Bruno Conti come tornante di fascia destra.

Impiegato da subentrante in tutte e quattro le partite disputate dagli azzurri nel torneo, non riesce a incidere.

Durante la successiva gestione di Azeglio Vicini, già suo CT nell’Under-21 e fautore del suo impiego prettamente da attaccante,

Vialli diventa uno dei pilastri del gruppo azzurro. Schierato al fianco di Altobelli, realizza il suo primo gol in nazionale il 24 gennaio 1987, nella gara valida per le qualificazioni europee vinta per 5-0 contro Malta a Bergamo.

LA STORICA DOPPIETTA

Contribuisce alla qualificazione dell’Italia al campionato d’Europa 1988 in Germania Ovest, realizzando una decisiva doppietta contro la Svezia.

Partecipa poi da titolare alla fase finale della competizione, segnando la rete della vittoria contro la Spagna (1-0) nella prima fase.

Nella semifinale persa contro l’Unione Sovietica si rivela impreciso sotto rete, ma ciò non gli impedisce di essere inserito nella squadra ideale del torneo.

Il 26 aprile 1989, nell’amichevole contro l’Ungheria vinta 4-0, scende in campo per la prima volta con la fascia da capitano degli azzurri.

L’anno seguente partecipa alla conquista del 3º posto dell’Italia al campionato del mondo 1990.

Impiegato nelle prime due partite e nella semifinale contro l’Argentina, Vialli riesce in un paio di occasioni, come l’assist nella gara di esordio contro l’Austria o l’azione da cui scaturisce il vantaggio azzurro contro i sudamericani, a propiziare i gol del compagno di reparto e futuro capocannoniere dell’edizione, Salvatore Schillaci.

Tuttavia sul piano personale disputa un torneo al di sotto delle attese, frenato anche da problemi fisici: non riesce mai ad andare a rete e fallisce altresì un calcio di rigore nella sfida della fase a gironi contro gli Stati Uniti.

Non impiegato nella finalina vinta contro l’Inghilterra, al termine del Mondiale resta fuori dal giro azzurro per i successivi dieci mesi.

I FANTASTICI 1991/1992

Prossimo alla vittoria dello Scudetto con la Sampdoria e del titolo di capocannoniere della Serie A, Vialli torna in nazionale il 1º maggio 1991 e — dopo aver colpito un altro legno dal dischetto — va a segno nel 3-1 contro l’Ungheria, partita valida per le qualificazioni al campionato d’Europa 1992: la sua ultima marcatura risaliva all’aprile 1989.

L’Italia fallirà, tuttavia, l’accesso alla fase finale del torneo, e nell’ottobre 1991 Vicini verrà sostituito sulla panchina azzurra da Arrigo Sacchi.

Pur venendo confermato nel gruppo azzurro dal nuovo CT, sul finire del 1992 Vialli deve difendere il proprio posto dalla concorrenza dei più giovani Pierluigi Casiraghi e Giuseppe Signori, incappando nel contempo in qualche equivoco tattico.

Il tecnico di Fusignano lo vorrebbe più presente in zona gol, impiegandolo per questo come centravanti puro, sebbene il giocatore attraversi un periodo di scarsa vena sotto rete — tanto che nella Juventus, contemporaneamente, viene talvolta arretrato a centrocampo.

Unitamente a ciò, alcune incomprensioni con il commissario tecnico fanno da anticamera all’esclusione del cremonese dal giro della nazionale.

La partita contro Malta del 19 dicembre 1992, valevole per le qualificazioni al campionato del mondo 1994 e sbloccata da un gol dello stesso Vialli, è dunque l’ultima apparizione in maglia azzurra per l’attaccante che termina così la sua esperienza in nazionale, piuttosto altalenante, con 59 presenze (3 delle quali da capitano) e 16 reti: sarà il giocatore stesso, tre anni dopo, a rinunciare espressamente a eventuali ulteriori convocazioni.

LA CARRIERA DA ALLENATORE CON IL CHELSEA

Nominato player manager del Chelsea il 12 febbraio 1998, subentrando al dimissionario Ruud Gullit.

La squadra si trova ancora in corsa nella Coppa di Lega e nella Coppa delle Coppe e, sotto la sua guida, le vince entrambe, chiudendo inoltre al quarto posto in Premier League.

La stagione seguente, ancora nel doppio ruolo vince la Supercoppa UEFA battendo 1-0 il Real Madrid, raggiunge le semifinali di Coppa delle Coppe e conclude al terzo posto in campionato (quest’ultimo il miglior posizionamento della squadra dal 1970 in poi), a soli quattro punti dal Manchester Utd campione.

Nel frattempo ritiratosi dall’attività agonistica, e assunto a tempo pieno il ruolo di allenatore, nell’annata 1999-2000 porta il Chelsea, alla sua prima apparizione in UEFA Champions League, fino ai quarti di finale dov’è eliminato dal Barcellona (3-1 all’andata, 1-5 al ritorno dopo i tempi supplementari).

Chiuso il campionato al quinto posto, termina la stagione con la vittoria sull’Aston Villa nella FA Cup.

L’ultima stagione a Londra inizia con la vittoria nella Charity Shield contro il Manchester Utd: è il quinto trofeo conquistato in meno di tre anni, fatto che lo rende il tecnico più vincente della storia del club fino a quel momento.

Ciò nonostante viene licenziato il 12 settembre 2000, dopo cinque partite dall’inizio dell’annata, causa un avvio stentato e screzi con vari elementi dello spogliatoio (tra cui Deschamps, Petrescu e Zola), venendo sostituito da Claudio Ranieri.

WATFORD

Il 3 maggio 2001 accetta la proposta del Watford, squadra della First Division inglese.

Nonostante i grandi e costosi cambiamenti che effettua nel club di Elton John, non ottiene che un quattordicesimo posto in campionato e viene licenziato il 15 giugno 2002, dopo solo una stagione.

A seguito del licenziamento, le parti inizieranno una lunga disputa legale riguardo al pagamento del restante contratto.

La stagione alla guida degli Hornets è l’ultima della sua breve esperienza da allenatore: nel quindicennio seguente si dedica prettamente alla carriera televisiva di opinionista e analista calcistico.

DIRIGENTE DELLA NAZIONALE ITALIANA

Il 9 marzo 2019 viene nominato dalla FIGC, insieme a Francesco Totti, ambasciatore italiano per il campionato d’Europa 2020.

Dal novembre 2019 entra nei ranghi della Federazione Italiana come capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall’ex compagno Roberto Mancini.

Con questo ruolo — ufficialmente da dirigente, ufficiosamente da consigliere e factotum per l’amico fraterno Mancini e per gli altri elementi del gruppo azzurro —, nell’estate 2021 (dopo il rinvio per la pandemia di COVID-19) prende parte alla vittoriosa spedizione italiana al campionato d’Europa 2020, distinguendosi peraltro come figura di spicco dello spogliatoio oltreché, a livello umano, come “esempio vivente” per tutta la squadra azzurra.

Il calcio mondiale perde una figura fondamentale non solo sul campo. Amato da tutti, da giocatori, dirigenti, giornalisti, addetti ai lavori, da tutti… il calcio perde tanto, perdiamo tanto.

Ora i ricordi faranno spazio alla tristezza in un 2023 che è iniziato come è finito il 2022.

Articolo a cura di Stefano Ghezzi – Sportpress24.com

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