Le 14 positività riscontrate nel Genoa dopo la partita con il Napoli hanno fatto scattare l’allarme anche nel club partenopeo.
Entrambe infatti hanno una partita in programma nel weekend, e c’è il rischio di un rinvio. Sia il club di De Laurentiis che di Preziosi sottoporranno tutti ad un nuovo giro di tamponi per accertarsi sulle loro condizioni.
Questa situazione però crea altrettanti dubbi: com’è possibile che nel doppio tampone di sabato sera siano risultati positivi solo Schone e Perin e poche ore dopo anche altri 14, di cui 10 giocatori e 4 membri dello staff?
Il virologo Fabrizio Pregliasco ha voluto fare chiarezza su questo aspetto: “Purtroppo è possibile. Perché dal momento in cui la malattia viene contratta, questa potrebbe anche non essere rilevata da tamponi effettuati fino a 72 ore dopo che il virus comincia a manifestarsi nella persona. Dunque sarà successo magari nell’allenamento di giovedì, quando il portiere Perin era già infettato senza saperlo, che abbia finito per contagiare diversi compagni. I quali agli esami di sabato erano risultati tutti negativi. Tra l’altro la malattia ha un periodo di 2-5 giorni di incubazione. Dunque possibile, anzi probabile che Perin lo abbia contratto magari lunedì, nel giorno di riposo e poi “portato” in allenamento alla squadra”.
Non è da escludere quindi che la diagnosi dei giocatori de Napoli sia diversa rispetto a quella emersa prima del match: “È così. Bisognerà attendere ancora qualche giorno per la certezza. Del resto i contagi stanno salendo in questo periodo e dunque i rischi ci sono. Difficile creare una permeabilità della vita comune. Però al tempo stesso va detto che non basta stringere “per errore” una mano per contrarre il virus. Occorre lavarsi le mani spesso. Come tenere le mascherine e le distanze”.
“Tecnicamente per lo sport esiste una soluzione che dia più sicurezza? «Dovrebbero fare una vita di clausura, come prevedeva il primo protocollo. Ma sinceramente mi pare impossibile. Siamo di fronte a un problema mondiale. Con una differenza fondamentale che distingue dagli altri il Covid. Prendiamo per esempio l’ebola: l’abbiamo fermato perché si trasmetteva solo fra malati clinici. Mentre il corona virus viene contagiato anche dagli asintomatici, seppur con minore carica virale”.
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