Guai in vista per l’attuale presidente del CONI, Giovanni Malagò. Il Corriere della Sera ha svelato un’indagine in corso il quale lo stesso Malagò è indagato a Milano con l’ipotesi di falso nel verbale nella vicenda Lega Calcio, risalente al 2018, quando era commissario della Lega.
Due pm milanesi Paolo Filippini e Giovanni Polizzi con l’aggiunto Maurizio Romanelli, riferisce Il Corriere della Sera, venerdì hanno chiesto al notaio Giuseppe Calafiori di esibire gli iniziali voti a scrutinio segreto, in virtù della registrazione acquisita a gennaio e delle ‘plurime irregolarità’ addotte dal procuratore vicario Figc Giuseppe Chiné in un’istruttoria sportiva archiviata.
In pratica, il 9 marzo del 2018, durante l’Assemblea per l’elezione di Micciché, avvenuta poi per acclamazione, la Lega Calcio approvò una modifica dello Statuto: non più maggioranza, ma unanimità in un voto che l’articolo 9 impone segreto. Andrea Agnelli, presidente della Juventus, avrebbe proposto la votazione a maggioranza, ma si procede comunque al voto segreto, perché il presidente dei revisori Ezio Maria Simonelli e il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea ricordano l’obbligo imposto dallo statuto.
A voto segreto effettuato, si sente nell’audio pubblicato da Business Insider una voce: “E se votano qualcuno che famo?” con una risposta secca “Famo sparire il seggio“. L’ad della Roma Mauro Baldissoni a quel punto interviene invitando “tutti a rinunciare allo scrutinio segreto. Chi per caso abbia deciso di votare contro, lo dica apertamente: sarei in imbarazzo se, aprendo le buste, non ci fosse l’unanimità necessaria anche ai fini della modifica statutaria“. Malagò si dice d’accordo, Simonelli apre e così l’allora commissario chiede. “Chi è contrario? C’è qualcuno che non vuole fare una dichiarazione di voto per Miccichè? Dai ragazzi, mi sembra una cosa di buon senso“. Tutti dicono apertamente Miccichè e qualcuno chiede a quel punto l’apertura dei voti. La replica di Malagò è immediata: “Le schede non si aprono più, c’è una dichiarazione“. E nel verbale “dispone non siano scrutinate, ma inserite in un plico sigillato in cassaforte”.
Malagò ha commentato allo stesso Corriere: “Sono tranquillo, tutti sono sempre stati a conoscenza dei fatti che si sono svolti nell’assoluta trasparenza”.
Foto La Presse