Il Governo continua la sua crociata nei confronti della terza industria italiana riprorogando attese e speranze per una ripartenza sempre più difficile e forse mai voluta.
A noi pare che la decisione sia già stata presa, e non da oggi ma da qualche mese. Per i solerti funzionari governativi e per i tifosi dell'”a monte tutto”, del comitato scientifico il campionato non deve riprendere e, continuando così non riprenderà. Almeno in estate.
Queste continue dilazioni basate su puerili e sterili aggiustamenti dell’altrettanto incriminato protocollo non sono altro che il frutto di una strategia che ha come unico sbocco lo stop del campionato.
Mentre in Germania si riprenderà a giocare nel fine settimana, negli altri Stati più importanti sono già state stabilite le date della ripresa. Possibile che solo qui in Italia non si riesca più a giocare a calcio, nemmeno a porte chiuse e in condizioni di estrema sicurezza? Come possono contagiarsi giocatori ultra controllati e super sani?
Gli esempi di Francia, Belgio e Olanda che hanno bloccato i propri campionati non fanno testo vista la scarsa rilevanza economica (si, i soldi contano quanto la salute…) e mediatica degli stessi.
Peraltro molte società dei suddetti campionati hanno già annunciato ricorsi contro la decisione di fermarsi, ricorsi che inevitabilmente bloccherebbero anche l’inizio della prossima stagione. E chissà che in questi paesi non si faccia un passo indietro proprio per evitare uno stallo agonistico a tempo indeterminato.
La Federcalcio italiana ha solo un modo per rispondere allo stop preannunciato dalle proroghe di questo governo e cioè riprendere, quando sarà possibile riprendere (anche a settembre), dalla giornata numero 27, senza cristallizzazioni o decisioni avventate che, con 12 gare da giocare, porterebbero addirittura allo stallo, come detto, per le prossime stagioni.
D’altronde questa tutela della salute pubblica appare un qualcosa dai contorni molto indefiniti. Si usa sempre con molta facilità e quasi come un’arma contundente. Insomma non si potrà a lungo fare aggio su questo mezzo bellico, anche perché, e lo ripetiamo, non avrebbe alcuna spiegazione logica né confacente alla realtà.
Un calcio al calcio sì lo potete dare, ma non all’infinito. Perché il bello del calcio è che finita una partita ce n’è sempre un’altra. Da vincere.